Il giorno più lungo della Lufthansa «Lubitz era perfettamente abile al volo»
L’ad Spohr: un evento tragico e impossibile da evitare, ma i nostri piloti rimangono i migliori
BERLINO La Lufthansa ha sostenuto ieri che Andreas Lubitz — il copilota che martedì mattina avrebbe volontariamente fatto schiantare sulle Alpi l’Airbus A320 — «era al cento per cento abile per volare». In una conferenza stampa della quale non avrebbe probabilmente mai immaginato di essere protagonista, l’amministratore delegato Carsten Spohr ha cercato di dire qualche parola razionale in un tragedia incomprensibile.
Ha raccontato la carriera di Lubitz, i metodi di addestramento della compagnia, ha sostenuto che i piloti della Lufthansa «rimangono i migliori del mondo». Ma naturalmente non ha potuto spiegare l’inspiegabile. «Siamo colpiti e sconvolti — ha detto —. Non avrei mai potuto immaginare che quello che mi è stato indicato oggi sarebbe avvenuto. Anche nell’incubo più terribile, non avremmo potuto pensare a qualcosa del genere».
Spohr ha raccontato che Lubitz è stato accettato nel programma di addestramento della Lufthansa, a Brema, nel 2008. Dopo non molto tempo, però, il giovane ha interrotto il training per ragioni che il suo datore di lavoro non può raccontare, in omaggio alla legge sulla privacy tedesca. Una ex compagna di classe del pilota, però, ha detto ieri che Lubitz era caduto in uno stato di depressione. Dal quale, evidentemente è uscito, dopo avere svolto 11 mesi di servizio di attendente di volo, sempre per la compagnia: Spohr ha spiegato che è stato riammesso ai corsi, a un certo punto si è addestrato a Phoenix, Arizona, e dal settembre 2013 ha svolto funzioni di copilota sugli Airbus A320 di Germanwings, l’aerolinea a basso costo di Lufthansa. Durante il periodo di addestramento, Lubitz «ha superato tutti i test e tutti i controlli — ha sostenuto l’amministratore delegato —. Era al cento per cento abile per il volo. La sua performance di volo è sempre stata perfetta».
Spohr non è stato ovviamente in grado di spiegare il comportamento di Lubitz. «Non abbiamo indicazione di cosa abbia spinto il copilota a commettere questo atto terribile — ha detto —. Un atto isolato di questo genere non può mai essere escluso, il miglior sistema del mondo non può evitarlo». Naturalmente — questo va sottolineato — si è trattato di un caso tragico ma straordinariamente raro. Non per questa ragione, però, Lufthansa ha dato l’impressone di rifiutare le responsabilità. Ha chiarito di avere un sistema di selezione dei piloti sofisticato, «nel quale si monitorano anche le loro famiglie». Ma ha anche ammesso che, finito l’addestramento, i piloti non sono più sottoposti a test psicologici specifici e approfonditi.
Per la Lufthansa questi restano i giorni più neri e più convulsi della sua storia. Ieri, il titolo ha sofferto ancora in Borsa: è sceso da 13,22 a 12,97 euro (era a 13,99 martedì mattina).
Soprattutto, ora si preparano settimane e mesi durante i quali la compagnia dovrà rispondere alle famiglie delle vittime, alle inchieste giudiziarie, alle indagini delle autorità di volo, probabilmente alle commissioni dei politici, ai sindacati con i quali è aperto da tempo un confitto duro. Nelle quali dovrà rivedere le procedure di reclutamento e quelle di sicurezza sugli aerei (questo anche le altre compagnie, visto ciò che è successo). E in più dovrà studiare un piano per riconquistare la fiducia di chi vuole volare. Un sondaggio, ieri diceva che l’85% dei tedeschi per spostarsi non ha intenzione di rinunciare all’aereo, ritenuto ancora il mezzo più sicuro. Lufthansa, però, per molto tempo non sarà più quella di prima.