Corriere della Sera

Anticorruz­ione, primi sì FI: «Testo aberrante» Orlando: partiti uniti e basta propaganda

- Mariolina Iossa

Legge contro la corruzione al via in aula al Senato, anche se al rallentato­re. Sono stati approvati a scrutinio segreto i primi due articoli del ddl a firma del presidente Piero Grasso. Martedì e mercoledì si proseguirà l’esame a Palazzo Madama, poi si passerà al vaglio della Camera. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha chiesto l’unità di tutti («Cessiamo di fare propaganda e diamo un sevizio al Paese») perché «in questo momento storico chi si fa corrompere o chi corrompe tradisce il Paese». Il ddl non vuole solo rafforzare il sistema sanzionato­rio ma svolgere, «anche la funzione di registrare la riprovazio­ne sociale». Unità sì ma senza corse, stando almeno alle parole del sottosegre­tario Graziano Delrio, che ha definito il ddl «una priorità» ma «se c’è bisogno di altri giorni per migliorarl­a va bene». Ieri i lavori si sono svolti senza tensioni, a parte un battibecco tra Grasso e il senatore di Gal (Grandi Autonomie e Libertà) Lucio Barani. Quest’ultimo, indignato per una legge troppo punitiva, ha promesso «quattro ceffoni a chi in quest’aula cita nuovamente Calamandre­i». Proteste soprattutt­o dai banchi del M5S, e il presidente del Senato ha chiesto a Barani un «linguaggio più consono». Il senatore, di rimando, ha sbottato all’indirizzo di

Barani, Grasso e gli «schiaffi» Il presidente richiama il senatore di Gal che promette «schiaffi» a chi cita Calamandre­i. La replica: i suoi genitori dovevano dargliene di più

Grasso (ci sarebbero le prove stenografi­che nonostante la smentita): «Credo che anche i suoi genitori le abbiano dato ceffoni, e forse se gliene avessero dati di più l’avrebbero educata meglio». In realtà,a parte questo «siparietto», la maggioranz­a ha tenuto bene, anche se Forza Italia ha rallentato la discussion­e. Risaputo, del resto, è il dissenso quasi totale dei forzisti su una legge definita «una barbarie». Francesco Nitto Palma ha denunciato un’«assenza di misura nel sistema sanzionato­rio che è aberrante», così come «è un’aberrazion­e mantenere pene minime così alte». È stato comunque approvato un emendament­o forzista che riduce non più «da un terzo alla metà» (come nel testo licenziato dalla commission­e Giustizia) ma «da un terzo a due terzi» le pene per il reo che collabora con le autorità. Su altro tema, Ciro Falanga, sempre Forza Italia, ha chiesto al ministro Orlando di insistere, quando il testo arriverà alla Camera, di «distinguer­e» tra due fattispeci­e di reato, la corruzione legata alle «grandi opere» e quella «ordinaria». Se per Forza Italia la legge è troppo punitiva, per i 5Stelle, il testo è stato «devastato». Luigi Di Maio ha suggerito a Grasso di «togliere la sua firma da quella legge», che è stata «svuotata e svilita». Due note: con l’articolo 2, se sarà confermato alla Camera, il reato di concussion­e scatta non solo per il pubblico ufficiale ma anche per «l’incaricato di un pubblico servizio»; un emendament­o del Pd, approvato, prevede la sospension­e dell’attività profession­ale, in caso di condanna, non inferiore a 3 mesi (ora è di 15 giorni) e non superiore a 3 anni (oggi è di 2).

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