Anticorruzione, primi sì FI: «Testo aberrante» Orlando: partiti uniti e basta propaganda
Legge contro la corruzione al via in aula al Senato, anche se al rallentatore. Sono stati approvati a scrutinio segreto i primi due articoli del ddl a firma del presidente Piero Grasso. Martedì e mercoledì si proseguirà l’esame a Palazzo Madama, poi si passerà al vaglio della Camera. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha chiesto l’unità di tutti («Cessiamo di fare propaganda e diamo un sevizio al Paese») perché «in questo momento storico chi si fa corrompere o chi corrompe tradisce il Paese». Il ddl non vuole solo rafforzare il sistema sanzionatorio ma svolgere, «anche la funzione di registrare la riprovazione sociale». Unità sì ma senza corse, stando almeno alle parole del sottosegretario Graziano Delrio, che ha definito il ddl «una priorità» ma «se c’è bisogno di altri giorni per migliorarla va bene». Ieri i lavori si sono svolti senza tensioni, a parte un battibecco tra Grasso e il senatore di Gal (Grandi Autonomie e Libertà) Lucio Barani. Quest’ultimo, indignato per una legge troppo punitiva, ha promesso «quattro ceffoni a chi in quest’aula cita nuovamente Calamandrei». Proteste soprattutto dai banchi del M5S, e il presidente del Senato ha chiesto a Barani un «linguaggio più consono». Il senatore, di rimando, ha sbottato all’indirizzo di
Barani, Grasso e gli «schiaffi» Il presidente richiama il senatore di Gal che promette «schiaffi» a chi cita Calamandrei. La replica: i suoi genitori dovevano dargliene di più
Grasso (ci sarebbero le prove stenografiche nonostante la smentita): «Credo che anche i suoi genitori le abbiano dato ceffoni, e forse se gliene avessero dati di più l’avrebbero educata meglio». In realtà,a parte questo «siparietto», la maggioranza ha tenuto bene, anche se Forza Italia ha rallentato la discussione. Risaputo, del resto, è il dissenso quasi totale dei forzisti su una legge definita «una barbarie». Francesco Nitto Palma ha denunciato un’«assenza di misura nel sistema sanzionatorio che è aberrante», così come «è un’aberrazione mantenere pene minime così alte». È stato comunque approvato un emendamento forzista che riduce non più «da un terzo alla metà» (come nel testo licenziato dalla commissione Giustizia) ma «da un terzo a due terzi» le pene per il reo che collabora con le autorità. Su altro tema, Ciro Falanga, sempre Forza Italia, ha chiesto al ministro Orlando di insistere, quando il testo arriverà alla Camera, di «distinguere» tra due fattispecie di reato, la corruzione legata alle «grandi opere» e quella «ordinaria». Se per Forza Italia la legge è troppo punitiva, per i 5Stelle, il testo è stato «devastato». Luigi Di Maio ha suggerito a Grasso di «togliere la sua firma da quella legge», che è stata «svuotata e svilita». Due note: con l’articolo 2, se sarà confermato alla Camera, il reato di concussione scatta non solo per il pubblico ufficiale ma anche per «l’incaricato di un pubblico servizio»; un emendamento del Pd, approvato, prevede la sospensione dell’attività professionale, in caso di condanna, non inferiore a 3 mesi (ora è di 15 giorni) e non superiore a 3 anni (oggi è di 2).