Grillo: le parole non bastano più E studia la marcia contro la povertà
Un cambio di strategia, che prelude forse a un ritorno alle origini: dai palazzi delle istituzioni al contatto con la gente, come all’epoca dei meetup. Beppe Grillo — dopo le aperture al dialogo su Rai e reddito di cittadinanza (che per ora non hanno dato esiti) — torna ad attaccare «un Parlamento incostituzionale, un presidente del Consiglio mai eletto dalle urne», «istituzioni prive di ogni legittimità», «centinaia di miliardi rubati con le Grandi Opere Inutili». «Le parole, le nostre parole, le manifestazioni, le elezioni non bastano più — spiega Grillo —. Dobbiamo inventarci qualcos’altro di fronte alla sfacciataggine del Potere, alla distruzione del Paese». Quello del leader pentastellato è un post sottile, fatto di frasi sferzanti, anche di sospensioni, pause, con un rimando preciso a un antico testo cinese - il Tao Te Ching - che invita alla rivolta. Grillo, arrembante nei toni, resta volutamente ambiguo nelle proposte. Si passa da mezze ammissioni di colpa («Abbiamo giocato con dei bari, siamo stati forse ingenui, credevamo che avessero un minimo di pudore nel macellare la democrazia») agli annunci velati. «Cambieremo gioco, definiremo le nostre regole sul territorio», assicura. Nel Movimento c’è chi vede «uno strappo netto» alla discussione con il Pd sul Rai e reddito di cittadinanza. Altri, invece, all’opposto, indicano un ulteriore passo avanti per proseguire le battaglie invocate dai Cinque Stelle sui due temi. Possibile che sia un antipasto della nuova campagna di primavera, con senatori e deputati (e forse anche i due leader) impegnati nel confronto diretto tra la gente, nei banchetti, nelle strade. Grillo l’ha detto «le piazze non funzionano più» e prende corpo sempre più l’idea un po’ gandhiana della marcia contro la povertà e per il reddito di cittadinanza. Si farà quasi certamente. I parlamentari stanno ancora definendo i tempi e i dettagli. C’è chi spinge per una soluzione che si sviluppi su gran parte del Paese e che duri più giorni. Intanto sul web il post del leader fa discutere. Oltre un centinaio i commenti alle parole del capo politico solo sul blog. Su Twitter, invece, Paolo Becchi bacchetta la svolta: «Grillo: “ora cambieremo gioco “. Troppo tardi. Les jeux sont faits. Rien ne va plus».
La vicenda
È degli anni Ottanta la prima proposta di regolamentare le unioni civili avanzata da Arcigay per i diritti delle coppie omosessuali. La proposta di legge, mai calendarizzata, fu presentata dalla socialista Alma Cappiello nel 1988
Con il secondo governo Prodi, nel 2006, dentro l’Unione si parlò di Pacs, che riprendevano il modello francese. Ma i contrasti dentro la maggioranza hanno bloccato tutto
Così come non vide la luce il disegno di legge, presentato nel 2007 dal governo Prodi, per istituire i Dico (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi)
Faccia a faccia, sarà un incontro nelle prossime ore fra Alfano e Renzi ad affrontare la questione «ministero per il Nuovo centrodestra», dopo le dimissioni di Maurizio Lupi dalle Infrastrutture. «Un confronto che ha la massima percentuale di imprevedibilità», dice Fabrizio Cicchitto. Renzi ieri ha preso possesso del ministero delle Infrastrutture, di cui ha assunto l’interim, con piglio deciso: «Ci sono tante opere incompiute che vanno mandate avanti. Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane ci sarà il nuovo ministro, ma non dobbiamo perdere neanche un minuto». Ha detto ieri il senatore Formigoni: «Ci va restituito il ministero delle Infrastrutture, oppure uno di analogo peso politico. Il ministero delle Pari Opportunità non sarebbe sufficiente. Comunque, se fossero tre ministeri di peso inferiore potrebbero