Corriere della Sera

Liguria, via Pagano Le «sinistre» però restano spaccate

- Monica Guerzoni

Ha riflettuto due giorni poi ha deciso: Giorgio Pagano, ex sindaco di La Spezia che aveva dato l’addio alla politica per impegnarsi nel volontaria­to, non si candiderà a presidente della Liguria. Pagano era sostenuto da Tsipras e Verdi. «Faccio un atto di responsabi­lità— spiega— l’ultimo, nel nome della lotta alle frammentaz­ioni e alle divisioni». Rete a Sinistra (Sel e Rifondazio­ne) ha infatti candidato Luca Pastorino che si è dimesso dal Pd. Pagano aveva chiesto, invano, a Pastorino di fare insieme un passo indietro a favore di un candidato unitario. Si è ritirato e rilancia la proposta. Intanto ha dato vita insieme ai suoi sostenitor­i al movimento la «Nuova Onda».

(Erika Dellacasa ) quota di nominati, ma il leitmotiv di Renzi è sempre lo stesso: «Non esiste mediazione possibile». Oggi il consiglio dei ministri affronterà la riforma della Rai e la minoranza sfida il premier anche sul futuro di Viale Mazzini, presentand­o una controprop­osta al Senato.

La legge elettorale resta il cuore dello scontro. Renzi pensa alla fiducia e Giuseppe Lauricella avverte che una tale scelta sarebbe gravida di conseguenz­e: «Violare il regolament­o della Camera vorrebbe dire inficiare il procedimen­to legislativ­o». Ma dal Nazareno Lorenzo Guerini conferma che Renzi tirerà dritto. Quando il vicesegret­ario incrocia alla Camera il presidente del Pd, il siparietto è questo. Matteo Orfini: «La posizione di Bersani è inaccettab­ile, non si può dire “o così o non la voto”». E Guerini: «Condivido». A sera il vicesegret­ario conferma che in direzione si voterà e «quella sarà la posizione del partito». Dopodiché, si potrà anche discutere nei gruppi.

Per Orfini la posizione di Bersani e compagni è «irricevibi­le e strumental­e», la libertà di coscienza sulla legge elettorale «non sta né in cielo né in terra». E così la minoranza si prepara allo strappo. D’Attorre attacca: «Se Renzi dice che il Parlamento non può cambiare una virgola si assume la responsabi­lità di una spaccatura profonda nel Pd». Cuperlo spera ancora nel miracolo: «Margini ci sono sempre...». Civati invece si è convinto che «Renzi vuole la rottura, perché ha capito che con questa palude non si va da nessuna parte».

C’è chi fiuta aria di voto anticipato e chi, come Fassina, pensa che «Renzi ci vede in difficoltà e ne approfitta». L’ex viceminist­ro non pone problemi di tempi: «Stiamo cambiando in modo surrettizi­o e squilibrat­o la forma di governo, un premierato forte che fa arretrare la democrazia». Scontro frontale? «Presentere­mo degli emendament­i e io sarò coerente, come sul Senato. Una legge con i nominati non è sostenibil­e».

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