Corriere della Sera

I due carabinier­i rapinatori in terra di clan

L’inseguimen­to dei dipendenti del market per farsi giustizia. L’Arma: «Delinquent­i, non colleghi»

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Al secondo giorno di indagini comincia a diventare chiara la storia della rapina con sparatoria, inseguimen­to, ferimenti e omicidio, al supermerca­to di Ottaviano. Una storia di rapinatori e rapinati, ovviamente. Di assassini e vittime. E però pure una storia senza buoni.

Comincia con due carabinier­i fuori servizio che nella tarda mattinata di mercoledì entrano puntando le pistole nel supermerca­to Eté e si fanno consegnare i 1.300 euro custoditi nelle casse. E poi, lontano dal supermerca­to ma davanti ai rapinati che li hanno inseguiti e raggiunti, sparano svuotando quasi per intero i caricatori delle loro pistole, e ammazzano Pasquale Prisco, 28 anni, che con il padre e il fratello gestiva il negozio.

I Prisco sono quindi le vittime dei due carabinier­i infedeli. Perciò ieri il comandante provincial­e di Napoli, il generale Antonio De Vita, ha sentito il dovere morale di andare dai familiari di Pasquale a esprimere il cordoglio dell’Arma. Eppure in questa storia nemmeno i Prisco sono i buoni. I rapinati sì, le vittime pure. Ma i buoni no. Perché hanno cercato di farsi giustizia da soli: si sono messi alla caccia dei cattivi, li hanno inseguiti e speronati e mandati a sbattere con la macchina e poi affrontati faccia a faccia. Più per vendicare l’onta che per recuperare il denaro.

E cosa sia successo quando rapinatori e rapinati si sono trovati di fronte — fuori dalle auto che fino a un attimo prima avevano sfrecciato e sgommato lungo la statale che corre ai piedi del Vesuvio e collega un pezzo della provincia di Napoli con quella di Salerno — è ancora da capire fino in fondo. Certo i rapinatori hanno sparato, e hanno ucciso e ferito. Ma non è detto che abbiano sparato sol- tanto loro. Va interpreta­ta così la decisione del procurator­e di Nola Paolo Mancuso e dei suoi sostituti di far eseguire l’esame dello stub su tutti quelli coinvolti nello scontro. Non solo i due rapinatori, quindi, ma anche chi stava dall’altra parte, sette persone, oltre a Pasquale Prisco: suo fratello, alcuni amici e due dipendenti del supermerca­to, due giovani rumeni che sono stati i primi a reagire alla rapina. Uno dei due risulterà sicurament­e positivo perché

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