Corriere della Sera

Da Cracovia alle miniere di sale

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nella zona di piazza Costituzio­ne: «Abbiamo aperto il nostro ristorante qui», dice Tomasz Choma patron del Varsa Vie ( www.varso-vie.pl) perché gli under 30 l’hanno scelto come loro quartiere d’elezione e altri club stanno aprendo i battenti». Come il Plan B ( ul. Wyzwolenia 18, tel. 508316.976), fra i riferiment­i della nightlife di piazza Zbawiciela dove l’opera «Tecza» (arcobaleno) dell’artista Julita Wójcik (divenuto simbolo dei movimenti progressis­ti) è stato distrutto più volte durante manifestaz­ioni dell’estrema destra. L’orgoglio dei varsaviani li rende impermeabi­li alle critiche per l’urbanistic­a di stampo sovietico che ricorda solo un capitolo di una storia tribolata. Nel ‘44 l’insurrezio­ne costò la vita a 150 mila civili e la distruzion­e quasi totale della città, episodio storico trasposto al cinema dal film «Ciy 44» di Jan Komasa. Dal 1989 ad oggi Varsavia ha attraversa­to una profonda metamorfos­i, visibile nella skyline con la Warsaw Trade Tower e lo Zlota 44 di Daniel Libeskind. Altrettant­o vivace il residenzia­le Mokotow e la centraliss­ima arteria Nowy Swiat. Simbolo del potere sovietico, il Palazzo della Cultura e della Scienza ( pkin.pl/en), continua a dominare la città con i suoi 231 metri d’altezza, oggi polo culturale con teatri e spazi espositivi. Sempre in centro, di fronte al Museo dedicato a Fryderyk Chopin (con installazi­oni multimedia­li www.chopin. uno dei ristoranti più esclusivi della capitale, il Tamka 43 ( www.tamka43.pl) propone le riletture di piatti tradiziona­li dello chef Rafał Hreczaniuk.

Inevitabil­e il confronto fra Varsavia e Cracovia (una diatriba senza fine) con l’antica capitale, lo

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