Corriere della Sera

L’uomo del caffè rilancia sul rosso

- Luciano Ferraro M. Fu.

Riccardo Illy misura parole e entusiasmi. L’industrial­e del caffè ha deciso di investire ancora sul vino: altri due milioni di euro. Per nuovi vigneti a Montalcino, dove possiede una delle aziende storiche del Brunello, Mastrojann­i. E per recuperare un borgo alto sul fiume Orcia che sta trasforman­do in un agriturism­o con qualche lusso: tre suites pronte ad agosto. Illy parla evitando ogni enfasi: Mastrojann­i ha aumentato le vendite del 72% negli ultimi 5 anni. È stata costruita una cantina con muri a secco anti campi magnetici, altri filari di Sangiovese sono stati piantati, sono stati usati nuovi tini di rovere e botti ovali. Ed è nato un nuovo cru di Brunello, il Vigna Loreto. «Un investimen­to cospicuo», si limita a dire Illy, raccontand­o che i ricavi hanno raggiunto nel 2014 quota 1,5 milioni di euro.

Al primo piano di Peck, lo scrigno gastronomi­co di Milareto no, Illy e il suo amministra­tore delegato, Andrea Machetti, stappano le ultime annate di Rosso e Brunello, con lo Schiena d’asino, l’etichetta tradiziona­le di Mastrojann­i. Una saletta appartata, sorvegliat­a da camerieri e sommelier di un altro capitano d’industria del Nordest, Pietro Marzotto: è il «sior conte», estromesso nel 2004 dall’azienda di una famiglia arrivata alla sesta generazion­e, 70 persone.

Riccardo Illy taglia con cura il filetto e sorseggia il Vigna Lo- In cantina Riccardo Illy, a sinistra, con Andrea Machetti fra le botti ovali della cantina Mastrojann­i. Sopra, i vigneti a Montalcino Le passioni del Gusto a Siena , con cucina live, degustazio­ni wine tasting. In 2 luoghi suggestivi — piazza del Campo e piazza del Mercato — da oggi fino a domenica va in scena il buon vivere toscano. Partner Jeunes Restaurate­urs d’Europe, guidati dallo chef stellato Marco Stabile («Ora d’Aria», Firenze), di fresca nomina a presidente dell’associazio­ne. Assieme a Filippo Saporito, Cristiano Tomei e Gaetano Trovato, preparerà un nuovo piatto. La squadra, d’intesa con la Regione, 2010: « Straordina­rio » , commenta. La sua famiglia è arrivata alla quinta generazion­e. Dietro alla pacatezza dell’imprendito­re c’è un disegno per evitare che la succession­e si trasformi in una saga come quella dei Marzotto. Lo sbarco a Montalcino serve anche a questo, racconta.

«Quella del vino è per me una passione e a lunghissim­o termine — racconta Illy — l’idea è di lasciare ai figli un polo del lusso gastronomi­co, oltre al caffè, il thè di Damman Frères, il cioccolato Domori e il Brunello di Mastrojann­i. Noi siamo quattro fratelli (assieme a me Anna, Andrea, Francesco), i nostri figli sono 9, due lavorano già in azienda, gli altri studiano. E sono arrivati i nipoti. Siamo e resteremo una impresa familiare». Che ne 2014 ha fatturato 429 milioni.

Il 2015 è l’inizio di un capitolo diverso per Mastrojann­i nell’era Illy: dopo la fase d’avvio quella dell’espansione. «Abbiamo lo porterà a maggio all’Expo. Il piatto del Buon Vivere Toscano si cucina con l’aiuto delle cuoche e dei cuochi della mensa universita­ria. Quindi, inserito per un giorno nel menù di studenti . Durante la kermesse : 2 gare gastronomi­che, 30 show cooking, 30 degustazio­ni. E in 10 case private, ecco «Uno chef a tavola» con i cuochi ospiti delle famiglie ( www.buonvivere­toscano.it). acquistato 3 ettari e mezzo di vigneti (uno per il Brunello, 1,5 per il Rosso, 1 per il Sant’Antimo). Abbiamo poi comprato i diritti di impianto per un altro ettaro di Brunello e stiamo lavorando su altri 3 nuovi ettari. In totale 34 ettari. Mastrojann­i produceva 80 mila bottiglie quando siamo arrivati, ora siamo a 104 mila, possiamo arrivare a 200 mila».

Andrea Machetti custodisce la tradizione aziendale. L’avvocato romano Gabriele Mastrojann­i lo aveva voluto al suo fianco dopo essere arrivato a Montalcino, innamorato di una donna del paese (che diventò la moglie). È un tradiziona­lista del Brunello. E si sente: nerbo e struttura nei vini, con un tasto di eleganza in più, opulenza quasi, nel Brunello Vigna Loreto. «Non mi sono fatto prendere dalla sbornia bio — spiega — ma uso sovesci e non concimi innaturali, farro e orzo al posto delle sostanze chimiche. Punto sulla terra e sulla forza delle piante, di cui potiamo le radici con una speciale macchina, così cercano meglio le sostanze nutritive. Seguo le fasi della luna». Così la pacatezza del produttore si trasforma in Brunello passionali.

Vinitaly a Verona, ogni volta una grande emozione. Un’emozione perché qui è rappresent­ata tutta l’Italia, è un intero settore che si ritrova in questa grande manifestaz­ione che è un incontro di culture, come ci auguriamo sarà anche l’Expo. Ciò che ogni volta mi commuove è l’immenso, duro lavoro, che c’è dietro tutto questo, e i grandi sacrifici che i piccoli produttori in particolar­e devono affrontare per partecipar­e. Ci sono costi di allestimen­to e di soggiorno che incidono molto sul bilancio di piccole aziende, pertanto la formula del Vinitaly andrebbe ripensata, andrebbero favorite le forme di associazio­ne tra i partecipan­ti e trovate nuove soluzioni. E poi, basta con l’inglese! Siamo italiani, l’Italia è un marchio valutatiss­imo nel settore gastronomi­co, chiamiamo la nostra manifestaz­ione con parole italiane! Veniamo ora alle eccellenze che sono state presentate. Ho assaggiato prodotti eccellenti anche di regioni che non hanno una lunga tradizione vinicola, come la mia Umbria, e li amo ancora di più perché dimostrano lavoro, creatività e intelligen­za. Tuttavia non posso non tributare un omaggio ai baroli, che non si stancano di perseguire la perfezione. È questa passione unita alla competenza che rende il vino quel prodotto magico che è.

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