Il curatore
Dario Franceschini, ministro per i Beni e le attività culturali, indica nell’imminente asse culturale Milano- Venezia il tipico esempio di un Grand Tour contemporaneo: «Nel 2015 ci sarà una coincidenza molto positiva dell’Expo di Milano e di un’edizione molto importante della Biennale d’Arte di Venezia. Milioni di visitatori verranno per vedere i padiglioni dell’Esposizione universale, ma anche per fare un viaggio in Italia, dove ci saranno molte altre cose. Cerchiamo di fare in modo che per i turisti che verranno dall’Europa e dai Paesi più lontani Milano sia solo il punto di partenza».
Fatale, e correttamente strategico nel quadro di un doveroso sistema-Paese, che la 56° Biennale d’arte 2015 (intitolata All the World’s Futures e diretta da Okwui Enwezor) dialoghi strettamente con la scommessa dell’Expo. Nel contesto, il Padiglione Italia sarà lo strumento offerto al mondo per misurare la temperatura della produzione artistica contemporanea nel Paese che ospita l’Esposizione universale. Il curatore, Vincenzo Trione, ha presentato ieri il suo progetto (ecco lo strumento di misurazione) intitolato Codice Italia. Perché Trione rivendica il diritto-dovere «della centralità di una critica d’arte che non si curvi solo sul presente, ma sia capace di indicare gli elementi ricorrenti nell’arte italiana, il suo codice genetico, il suo stile». In una parola: la sua originalità. Siamo nell’era dell’audiovisivo e l’intuizione di Trione emerge in un video di Mimmo Calopresti (musiche firmate Subsonica) in cui compaiono, tutti insieme, capolavori di Caravaggio, Piero della Francesca, Mantegna accostati a Pasolini, Burri nel suo studio, disegni di Guttuso, restauratori al lavoro, artigiani marmisti intenti a scolpire. Evidente il ruolo della memoria (parola chiave dell’operazione con «codice genetico» e con «stile») per dimostrare, spiega Trione, «come l’arte contemporanea italiana contenga un vastissimo palinsesto di riferimenti. L’invenzione artistica del momento è relativa perché echi e rimandi sono continui e visibili». È il senso della triade memoriacodice genetico-stile.
La scelta del curatore è caduta su quindici artisti italiani (qui indicati in ordine alfabetico): il gruppo Alis/Filliol, Andrea Aquilanti, Francesco Barocco, Vanessa Beecroft, Antonio Biasiucci, Giuseppe Caccavale, Paolo Gioli, Jannis Kounellis, Nino Longobardi, Marzia Migliora, Luca Monterastelli, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Nicola Samorì e Aldo Tambellini. Autori, spiega Trione, «trasversali sia geograficamente,
Vincenzo Trione è docente di Arte e media all’Università Iulm di Milano, dove è direttore di dipartimento. Collabora al «Corriere della Sera» ed è stato commissario della XIV edizione della Quadriennale di Roma (2003) e direttore di Valencia 09. Dirige il dipartimento di ricerca del Museo d’arte contemporanea Madre di Napoli. Ha curato mostre in Italia e all’estero (tra cui
presso l’Ivam di Valencia nel 2007, nel 2010 e nel 2011 a Palazzo Reale di Milano)