Valentino, l’eterno adolescente senza prezzo

Marquez, ovviamente. La Ducati, possibilmente e finalmente. Valentino, fortunatamente. È Rossi, ancora una volta a montare la vetrina della MotoGp, un lavoro che compie senza soste da tre lustri, durante i quali ha stravinto da protagonista, ha perso da protagonista, ha messo dentro una marcia in più ad un universo intero. È clamoroso trovarlo dove sta, con i suoi 9 titoli e i suoi 36 anni, con le sua parole svelte sempre, con una intenzione che profuma di ferocia agonistica. Intatta anche quella, così come i gesti da pista, i suoi tic, gli adesivi, gli amici di sempre, una goliardia capace di nascondere riservatezza e maturazione. Il segreto svelato, invece, è una evidenza. Sta in un accudimento costante della parte di se stesso che emerse negli anni dell’adolescenza e che, da allora, lo trasporta come un godimento senza prezzo. Riccioli e ironia; carica agonistica e curiosità; divertimento e azzardo. Qualcosa che riguarda chi ha davanti una salita, chi deve dimostrare, chi ha voglia di provarci. Il fatto è che Valentino trova gusto nel provarci ancora, ora, con una credibilità fornita proprio dal suo modo di porsi di fronte alla gara. Di questo ne è pienamente consapevole e quindi lavora, in palestra, in moto, per mettere in linea il proprio fisico alla propria testa. Un uomo adulto capace di mantenere in allenamento il ragazzo che è stato per una sfida che quel ragazzo deve compiere di nuovo. Nessuno, in teoria, ha da chiedere più nulla a Rossi. In compenso Valentino pretende da sé uno smalto senza tempo. Lo ottiene e lo ostenta. Il che trasforma la MotoGp in un gioco intenso e divertente per tutti. Basta la certezza di saperlo in sella per garantire un sistema elettrico davvero funzionante in platea. Al resto pensa lui. Pronto a rischiare, a sudare, a rincorrere uno sghignazzo nascosto dalla visiera, esattamente come accadeva 5, 10, 15 anni fa. Senza prezzo, appunto e ancora.