Alonso, una verità e tante ombre «Sì, avevo lo sterzo bloccato»
«Ero cosciente e nessuna amnesia». Ma contraddice Ron Dennis. Al via in Malesia
È stato lo sterzo bloccato, spiega Fernando Alonso, a farlo andare a sbattere contro il muro, il 22 febbraio durante il test di Barcellona, quando ha rimediato una commozione cerebrale che lo ha costretto a saltare la prima gara. « Si è bloccato verso destra nel mezzo della curva 3 — racconta dopo aver incassato l’ok dei medici Fia per correre in Malesia —, io ero perfettamente cosciente, ho scalato dalla quinta marcia alla terza, ho frenato, ho sbattuto contro il muro, ho spento la radio e l’interruttore delle batterie in modo che i commissari potessero toccare la macchina».
Serve un atto di fede per crederci: nessun dato può confermare il guasto alla McLaren. «Una carenza nella nostra strumentazione, ora abbiamo messo un sensore in più». Davvero è possibile che con tutti i sensori che — soprattutto durante i test — sono sulla vettura, non si sia rilevato un problema? E nemmeno l’angolo di sterzo quando la macchina è andata a colpire il muro? Sono in pochi a crederci. Se invece è vero, è pericoloso: vuol dire che il guasto non è stato identificato e, quindi, potrebbe ricapitare. «Zero preoccupazioni — assicura Fernando —. Ho piena fiducia nel team. Abbiamo cambiato tutto lo sterzo, abbiamo preso misure extra, forse non necessarie, eliminando alcune specifiche che avevo richiesto io e tornando alla configurazione standard. Ora probabilmente abbiamo la macchina più sicura della storia e io sono «Credete davvero mi avrebbero fatto vedere dentro la macchina? Era uno scherzo, poi alla Mercedes hanno usato questa storia per farsi pubblicità, per dimostrare che sono aperti». Così Seb Vettel (foto) declina l’invito di Nico Rosberg (nato da un siparietto in Australia) di partecipare al debriefing, la riunione post prove libere, uno dei momenti sacri di un team. Nessuna concessione allo show. «Ho da fare qui», continua Vettel. Rosberg però insiste («Aveva chiesto lui di venire...»), così come insiste nel ritenere la Ferrari un avversario temibile. «Mi sembra siano vicine ormai». Per la verità il distacco in Australia è stato di 1’’4 in qualifica, anche se la Ferrari è Tutto a posto Fernando Alonso sorride dopo aver superato l’ultimo test medico: può tornare alla guida della McLaren (Reuters) il pilota più controllato della storia».
Ma nessuno si sente di passare oltre così facilmente. La versione di Fernando contraddice Ron Dennis che aveva escluso il guasto (rimandando al pilota ogni informazione sulla sua salute). Né Dennis né il team principal Boullier, ieri, erano al circuito: la versione è stata «imposta» da Alonso al team? Oppure va bene a entrambi perché esclude sia il malore sia guasti peggiori (leggi scossa)? Pare che i rapporti tra Alonso e Dennis siano già molto tesi. La prima spiegazione del colpo di vento viene quasi ridicolizzata da Fernando.
Domani
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Tv: Classifiche Piloti 1. Hamilton 2. Rosberg 3. Vettel 4. Massa Costruttori 1. Mercedes 2. Ferrari 3. Sauber 25 18 15 12 43 15 14 «Neanche un uragano avrebbe potuto spostare la macchina. Dopo il mio incidente c’era molta pressione, era necessario dare subito delle risposte e sia il team sia il mio manager potevano solo tirare a indovinare. Parlare del vento ha aumentato la confusione».
Alonso contraddice anche quanto raccontato dai primi soccorritori, che parlavano di un pilota nel panico. «Ero cosciente prima dell’impatto e anche dopo. Ricordo tutto: i tempi sul giro, le modifiche di setup, Vettel che era davanti ma mi fa passare. Ho perso conoscenza solo dopo che mi hanno sedato». Contraddice infine una fonte diretta che ha ribadito come Alonso, in ospedale, pensasse di avere 13 anni. «Dalle due alle sei, ho perso la memoria, una cosa normale con i farmaci. Non mi sono svegliato nel 1995 e non è vero che parlavo italiano».
Oggi Fernando risale in macchina con entusiasmo, nonostante l’incidente, nonostante la crisi della McLaren-Honda e i miglioramenti del suo ex team, la Ferrari. «Sono uno degli uomini più felici al mondo. Ora abbiamo delle difficoltà ed è facile criticare la mia scelta. Ma dopo 14 anni in F1 arrivare 3°, o 4°, o 5° non mi cambia la vita: preferisco rischiare e provare a vincere». Come dire: in Ferrari non ci sarei riuscito.
Fiducia e felicità «Non ho timore a tornare sulla McLaren: ho fiducia nel team e sono felice di guidarla»