Roberto Bolle: «Danzo a 40 anni e non temo l’età»
«Ho un’età avanzata per un ballerino normale. Ma il modello è Baryshnikov»
Gli auguri, ieri, gli sono arrivati da ogni parte del mondo. Quarant’anni. Una data importante. Specie se di professione fai il ballerino e, ancora di più, se ti chiami Roberto Bolle.
«Bilanci? A quarant’anni più che altro sono le persone che hai attorno che te li chiedono: tutti ti fanno notare l’importanza della data. Il bilancio è certamente positivo, non solo per quello che sono riuscito a fare ma per il calendario dei prossimi mesi. Mi dividerò tra l’Opera di Parigi e il Met in vista del tour estivo, tra Los Angeles, Arena di Verona, Caracalla: entusiasmante. Mi ritrovo a quarant’anni ad avere una maturità scenica e una forma fisica da ventenne».
Eppure la danza è spietata quando si parla di età...
«Ma tutte le stelle, le étoile, vanno al di là dell’età pensionabile. In generale per un ballerino è 45 anni, anche alla Scala. Nella media è un’età giusta, ma il discorso è diverso per chi ha un carisma, una storia particolare. Nureyev, Baryshnikov, Ferri, Savignano, Fracci: sono tutti andati al di là di questa età perché hanno quel qualcosa in più che fa diventare la nostra professione non un’attività atletica ma un’arte. Entra in gioco quella capacità di emozionare il pubblico che, nella media, non c’è».
Potrebbe decidere di ritirarsi?
«Non sarebbe una scelta facile e nemmeno solo mia. Sento la responsabilità nei confronti di tante persone: dei giovani che mi vedono come un riferimento ma anche di chi crede in me e mi ha permesso di avere questo ruolo di ambasciatore dell’arte e della cultura italiana all’estero».
Cosa potrebbe spingerla a chiudere?
«Continuerò a ballare solo finché riuscirò a regalare bellezza e emozioni. Difficile dire quando sarà, mi auguro il più lontano possibile. Alessandra Ferri ha ripreso a ballare dopo una pausa, a 51 anni. Le potenzialità del fisico sono cambiate: la vita artistica di un ballerino è aumentata».
Non teme di diventare come quelli che non sanno lasciare il posto agli altri?
«Spero, anzi, sono sicuro che me ne accorgerei. Si fa fatica a lasciare il palco, certo. La danza è una passione che mi ha travolto da quando ero bambino, è la mia priorità a tutte le ore del giorno, tutti i giorni. Voler rimare sul palco, attaccato alle emozioni che si provano, è qualcosa che ci sarà ma penso di avere abbastanza sensibilità e intelligenza per capire quando dire basta. La passione potrebbe essere trasformata nella ricerca di talenti».
Quello che Nureyev ha fatto con lei quando aveva 15 anni...
« Anche a me piacerebbe scoprire dei giovani e indicare loro la strada».
Non vede il suo futuro nella recitazione?
«Non è una cosa a cui tengo. Se capita, perché no. Sarebbe interessante provare, recito sempre sul palco. Ma la mia passione resta la danza».
Gli altri ballerini, alla sua età, iniziano a pensare che la carriera è quasi finita...
« In effetti è un’età molto avanzata per un ballerino normale. Ma gli esempi da seguire ci sono. Per me uno importante è Baryshnikov, che fa spettacoli con Bob Wilson...».
Ha detto di sentirsi meglio, fisicamente, oggi di anni fa. Perché?
«Ho una definizione fisica migliore e la muscolatura più allungata, meno gonfia...».
Si nota anche nel libro in
Avevo criticato Fracci per le produzioni costruite su di lei, non sui giovani