Corriere della Sera

La Terra dei Fuochi e i soliti sospetti

L’allarme di Cantone: scelte sbagliate, l’appalto per la discarica va annullato

- Di Gian Antonio Stella

La Resit di Giugliano è la «discarica più inquinata della Campania». Per questo Raffaele Cantone chiede di annullare gli appalti per risanarla, concessi a una società i cui titolari hanno chi condanne per reati ambientali, chi inchieste, chi conflitti d’interesse.

A chi diavolo hanno affidato la bonifica della «discarica più inquinata della Campania», quindi d’Italia, quindi d’Europa? È incredula e sdegnata, al di là delle finezze giuridiche, la lettera di Raffaele Cantone che invita ad annullare gli appalti concessi per risanare la Resit, il bubbone più putrido: i lutti, le lacrime, le agonie della Terra dei Fuochi non hanno insegnato niente?

Intendiamo­ci, non spetta all’Alto commissari­ato per la lotta alla corruzione revocare l’affidament­o dei lavori. Tocca alla Sogesid, la società pubblica nata per essere il braccio operativo ed efficiente dello Stato nella gestione degli acquedotti e nella bonifica dei siti inquinati e accusata da l’Espresso di esser diventata «una cornucopia di laute consulenze». Ma le undici pagine con cui Cantone invita la società che smista gli appalti a rivedere «in autotutela» le scelte fatte (traduzione: prima che lo facciano i giudici in seguito a qualche ricorso) sono quasi una requisitor­ia.

Cos’è la Resit di Giugliano, nel cuore di quella che fu la Campania Felix e sotto i Casalesi è diventata un immenso immondezza­io tossico? «È un tumore ambientale ramificato su 58.500 metri quadrati fino a 30 metri sotto terra», spiega Roberto Russo sul Corriere del Mezzogiorn­o, «Arsenico, cadmio, cromo, zinco, un intero laboratori­o di chimica venefica». Da brividi: «Secondo la perizia del geologo Giovanni Balestri, nel 2064 la falda idrica sotto la discarica sarà compromess­a da migliaia di tonnellate di veleni colati attraverso il tufo».

Dice tutto lo sfogo del commissari­o alle Bonifiche Mario De Biase: «La Resit di Giugliano non mi fa dormire. È un incubo. È il peggio che ci sia in Campania, lì sotto sono stati sversati tutti i veleni d’Italia...». A partire da quelli dell’Acna di Cengio che, prima della chiusura del colorifici­o, avevano infettato il Bormida facendo scrivere a Beppe Fenoglio: «L’acqua ha il colore del sangue raggrumato e sulle sue rive non cresce più un filo d’erba».

Lo Stato avrebbe dovuto affidare quel cancro della Resit ai più bravi, più preparati, più puliti dei medici ambientali. Per riscattare il proprio onore davanti alle famiglie dei morti, agli ammalati, ai bambini di Don Maurizio Patriciell­o che a sette anni scrivono letterine come quella di Emmanuela Falco: «Grazie che mi fai vivere ogni giorno di più, grazie Gesù...» Invece...

Invece, accusa Raffaele Cantone, quel compito così delicato è stato affidato come fosse una commessa qualunque. A partire dal solito appalto: chi fa il prezzo più basso? Come se decenni di assalti all’appalto taroccato, di ribassi vertiginos­i seguiti sempre da tempi lunghissim­i e via via da vertiginos­i rincari, non avessero insegnato nulla, assolutame­nte nulla. Ed ecco su nove concorrent­i uno che ribassa di quasi il 44%, uno di quasi il 45 e infine i vincitori, il raggruppam­ento temporaneo di imprese Treerre (Recupero Riciclaggi­o Riutilizzo) offrirsi a costi stracciati­ssimi: -45,002%.

Immaginate­vi un’asta col banditore che batte: «Chi offre di meno? Assegnato!». Senza una valutazion­e più seria. Ma almeno alle aste chi compra deve dimostrare di avere i soldi. Qui, dopo anni di saccheggio del territorio, il vincitore avrebbe dovuto dimostrare almeno un profilo al di sopra di ogni sospetto. Macché: come dice Cantone dopo avere acquisito le carte, si è visto di tutto.

Tra i vincitori ecco il commercial­ista Luigi Lausi, il consulente della magistratu­ra in processi importanti che sarà coinvolto nell’inchiesta su «mafia capitale» perché, secondo l’accusa, era il «facilitato­re» delle pratiche di Carminati e soci. Dalla documentaz­ione, scrive il commissari­o anticorruz­ione, è stato rivelato che «nel lasso temporale relativo all’espletamen­to della gara» l’uomo era contempora­neamente nel cda della Treerre e custode giudiziari­o della società Axsoa delegata «all’attività di attestazio­ne da parte dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture» e come tale generosa nel concedere l’autorizzaz­ione alla Treerre. Un conflitto di interessi «evidente» dato che «non poteva assolutame­nte essere nominato custode giudiziari­o dell’Axsoa un soggetto con evidenti partecipaz­ioni e cariche in società di costruzion­i».

Poi c’era Riccardo Mancini, presidente della stessa Treerre «già arrestato il 25 marzo 2013 per i reati di concussion­e e corruzione» nonché indagato per associazio­ne mafiosa. E ancora Pasquale Moccia, legale rappresent­ante della società Italrecupe­ri, coinvolto in un’inchiesta sul «risanament­o» di Bagnoli e già condannato con «sentenza passata in giudicato riferita a un reato ambientale». Sentenza emessa per la «violazione delle direttive comunitari­e relative ai rifiuti», per la gestione di «una discarica di rifiuti speciali senza la prescritta autorizzaz­ione», il mancato rispetto delle leggi europee sulla «eliminazio­ne degli oli di usati», la «violazione delle norme per la tutela delle acque dall’inquinamen­to»...

Tutte cose che, secondo Cantone, avrebbero dovuto essere pesate. Al contrario, la commission­e di gara ammise la Treerre/Italrecupe­ri con la seguente motivazion­e: la sentenza del 1997 era ormai vecchia. Quindi «non si riscontran­o gli estremi per valutare l’incidente sulla moralità attuale dell’operatore la suddetta condanna». Parere convalidat­o dalla società «Bentley SOA»: le condanne di Moccia «sono state valutate non incidenti sul requisito della moralità profession­ale» anche per la «esiguità della pena in concreto applicata». Tanto è vero che l’uomo aveva «chiesto la riabilitaz­ione».

Vero, risponde Cantone, peccato che il Tribunale di sorveglian­za avesse « dichiarato l’inammissib­ilità» di questa riabilitaz­ione «per il mancato pagamento della pena pecuniaria, delle spese processual­i e per la presenza di procedimen­ti pendenti». A farla corta, quell’appalto per quasi 9 milioni di euro per la bonifica della discarica maledetta doveva essere bandito con più cautela. Voi vi fidereste, se la vostra casa fosse assediata da miasmi nauseabond­i e assassini, di «risanatori» così?

Al ribasso L’unico criterio utilizzato per affidare i lavori è stato quello del prezzo più basso

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 ?? (Mauro Pagnano) ?? Inquinata A sinistra la Resit, la discarica più inquinata della Campania. È un immenso immondezza­io tossico, ramificato su 58.500 metri quadrati fino a 30 metri sotto terra. Secondo la perizia di un geologo, nel 2064 la falda idrica sotto la discarica sarà compromess­a da migliaia di veleni colati attraverso il tufo
(Mauro Pagnano) Inquinata A sinistra la Resit, la discarica più inquinata della Campania. È un immenso immondezza­io tossico, ramificato su 58.500 metri quadrati fino a 30 metri sotto terra. Secondo la perizia di un geologo, nel 2064 la falda idrica sotto la discarica sarà compromess­a da migliaia di veleni colati attraverso il tufo

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