Cartoline d’Italia Il bello che gli altri vedono in noi
I corrispondenti della stampa estera raccontano ciò che amano dell’Italia (e degli italiani). Da Sorrentino a Sant’Egidio, c’è spazio per molte sorprese
Il tedesco «Riuscite a realizzare l’irrealizzabile, convinti di poter sempre uscire da soli dalla palude» La russa «La saga dei Loro Piana, una vicenda imprenditoriale fatta di qualità e ingegno eco» Il cinese «Nel mio paese ci sono 150 milioni di tifosi del vostro Milan. Ma basta calcioscommesse»
Ci sono luoghi comuni e osservazioni fulminanti. Cose scontate e punti di vista sorprendenti. Posti e persone, talenti e vocazioni strategiche. C’è la sempiterna arte di arrangiarsi o il saper tirarsi fuori dai guai e un’inclinazione profonda alla solidarietà e al volontariato. C’è Eataly e Sant’Egidio, Loro Piana e il ruolo nel Mediterraneo, il cinema di Sorrentino e Virzì e l’arte contemporanea di Cattelan, la tifoseria planetaria del Milan e il Nero d’Avola, Enrico Berlinguer e Matteo Renzi. Ma soprattutto c’è la volontà di una lettura positiva dell’Italia, una sorta di atto d’amore collettivo verso il nostro Paese da parte di una categoria d’osservatori, i colleghi della stampa estera, che per dovere professionale (e in qualche sparuto caso anche per partito preso) tende a una narrazione a tinte fosche, dove dominano di regola scandali, corruzione, mafie.
Corrispondente da Roma da quasi vent’anni del più grande quotidiano d’Olanda, De Telegraaf, Martin van Aalderen ha chiesto a venticinque giornalisti stranieri, che come lui raccontano l’Italia per i media dei loro Paesi, di scegliere una cosa, un aspetto, un tema, grazie al quale possono dir bene del Paese che li ospita. Ne è venuto fuori un libro, «Il Bello dell’Italia», per Albeggi Edizioni, che suona inatteso massaggio dell’anima per una nazione, parole dell’autore, «troppo spesso dedita all’autolesionismo». «La critica fa parte del giornalismo e siamo tutti consapevoli che in Italia molte cose non vadano bene — spiega van Aaldaren, incontrandoci nella sede dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, dove sta per concludere un biennio da presidente —. Ma ho pensato che fosse meno scontato e più difficile parlare e far parlare di cose che funzionano. Volevo dare una mano al patriottismo propositivo. Senza cadere nella retorica. I giornalisti stranieri che vivono qui da molti anni sono osservatori molto attenti e sono importanti nella proiezione dell’immagine dell’Italia all’estero. A volte vedono cose che gli stessi italiani non vedono o sulle quali sorvolano».
Certo van Aalderen, marito felice di una signora italiana, padre di bambini italo-olandesi, ha un pregiudizio positivo. E certo risposte negative ne ha dovuto incassare: «Qualche collega ha risposto che non c’è nulla di buono in Italia». Ma la maggior parte di quelli interpellati ha aderito entusiasta all’iniziativa. «Gli italiani riescono a realizzare cose irrealizzabili perché in ognuno di loro c’è sempre questo retroterra di speranza di esser capaci di uscire da soli dalla palude», dice il corrispondente del network televisivo tedesco RTL, Udo Guempel, che indica a modello il genio creativo di Brunello Cucinelli e il coraggio di rischiare di Diego Della Valle. E se il catalano Rossend Domenech, corrispondente di El Periodico, fa l’elogio di Carlin Petrini e di Slow Food, un’idea italiana diventata globale, che ha cambiato il rapporto di milioni di persone col cibo, la romena Mihaela Jordache celebra il successo della Comunità di Sant’Egidio, costruttrice di pace e battistrada del dialogo interreligioso. La saga dei Loro Piana, una vicenda imprenditoriale fatta di qualità, inventiva e impegno ecologico, affascina una giornalista russa, Elena Pouchkarskaia. Mentre il rinascimento del vino italiano, «le cui uve sono indissolubilmente legate al territorio», colpisce l’americana Monica Larner, di Wine Advocate.
«Mi ha molto sorpreso — dice van Aalderen — che una collega polacca mi abbia parlato con trasporto non di Michelangelo o Botticelli, ma di arte e artisti italiani contemporanei: Festa, Kounellis, Ontani, Parres e Cattelan». Ed è sorprendente anche apprendere, come rivela Ma Sai, del Guangming Ribao, che in Cina ci siano 150 milioni di tifosi del Milan. Il calcio come ambasciatore dell’Italia: «Ma se volete tornare agli antichi splendori, dovete fare più attenzione ai vivai e smettere la brutta abitudine del calcioscommesse», consiglia il giornalista cinese. Per Teodoro Andreadis Synghellakis, inviato di una tv greca, l’Italia rimane legata alla figura e alla lezione politica di Enrico Berlinguer. Richard Heuzé di Le Figaro si dice impressionato dal cambiamento radicale innescato da Matteo Renzi. A ricordare «l’importante ruolo strategico e geopolitico che l’Italia ha nel cuore del Mediterraneo», è un collega egiziano, Mahdi El Nemr: «Con tutte le crisi in atto nel Grande Medio Oriente, l’Italia ha una funzione cruciale nel rapporto tra Nord e Sud del Mare Nostrum, deve solo esserne consapevole». Raccoglieremo l’invito?