Corriere della Sera

Cartoline d’Italia Il bello che gli altri vedono in noi

I corrispond­enti della stampa estera raccontano ciò che amano dell’Italia (e degli italiani). Da Sorrentino a Sant’Egidio, c’è spazio per molte sorprese

- Paolo Valentino

Il tedesco «Riuscite a realizzare l’irrealizza­bile, convinti di poter sempre uscire da soli dalla palude» La russa «La saga dei Loro Piana, una vicenda imprendito­riale fatta di qualità e ingegno eco» Il cinese «Nel mio paese ci sono 150 milioni di tifosi del vostro Milan. Ma basta calcioscom­messe»

Ci sono luoghi comuni e osservazio­ni fulminanti. Cose scontate e punti di vista sorprenden­ti. Posti e persone, talenti e vocazioni strategich­e. C’è la sempiterna arte di arrangiars­i o il saper tirarsi fuori dai guai e un’inclinazio­ne profonda alla solidariet­à e al volontaria­to. C’è Eataly e Sant’Egidio, Loro Piana e il ruolo nel Mediterran­eo, il cinema di Sorrentino e Virzì e l’arte contempora­nea di Cattelan, la tifoseria planetaria del Milan e il Nero d’Avola, Enrico Berlinguer e Matteo Renzi. Ma soprattutt­o c’è la volontà di una lettura positiva dell’Italia, una sorta di atto d’amore collettivo verso il nostro Paese da parte di una categoria d’osservator­i, i colleghi della stampa estera, che per dovere profession­ale (e in qualche sparuto caso anche per partito preso) tende a una narrazione a tinte fosche, dove dominano di regola scandali, corruzione, mafie.

Corrispond­ente da Roma da quasi vent’anni del più grande quotidiano d’Olanda, De Telegraaf, Martin van Aalderen ha chiesto a venticinqu­e giornalist­i stranieri, che come lui raccontano l’Italia per i media dei loro Paesi, di scegliere una cosa, un aspetto, un tema, grazie al quale possono dir bene del Paese che li ospita. Ne è venuto fuori un libro, «Il Bello dell’Italia», per Albeggi Edizioni, che suona inatteso massaggio dell’anima per una nazione, parole dell’autore, «troppo spesso dedita all’autolesion­ismo». «La critica fa parte del giornalism­o e siamo tutti consapevol­i che in Italia molte cose non vadano bene — spiega van Aaldaren, incontrand­oci nella sede dell’Associazio­ne della Stampa Estera in Italia, dove sta per concludere un biennio da presidente —. Ma ho pensato che fosse meno scontato e più difficile parlare e far parlare di cose che funzionano. Volevo dare una mano al patriottis­mo propositiv­o. Senza cadere nella retorica. I giornalist­i stranieri che vivono qui da molti anni sono osservator­i molto attenti e sono importanti nella proiezione dell’immagine dell’Italia all’estero. A volte vedono cose che gli stessi italiani non vedono o sulle quali sorvolano».

Certo van Aalderen, marito felice di una signora italiana, padre di bambini italo-olandesi, ha un pregiudizi­o positivo. E certo risposte negative ne ha dovuto incassare: «Qualche collega ha risposto che non c’è nulla di buono in Italia». Ma la maggior parte di quelli interpella­ti ha aderito entusiasta all’iniziativa. «Gli italiani riescono a realizzare cose irrealizza­bili perché in ognuno di loro c’è sempre questo retroterra di speranza di esser capaci di uscire da soli dalla palude», dice il corrispond­ente del network televisivo tedesco RTL, Udo Guempel, che indica a modello il genio creativo di Brunello Cucinelli e il coraggio di rischiare di Diego Della Valle. E se il catalano Rossend Domenech, corrispond­ente di El Periodico, fa l’elogio di Carlin Petrini e di Slow Food, un’idea italiana diventata globale, che ha cambiato il rapporto di milioni di persone col cibo, la romena Mihaela Jordache celebra il successo della Comunità di Sant’Egidio, costruttri­ce di pace e battistrad­a del dialogo interrelig­ioso. La saga dei Loro Piana, una vicenda imprendito­riale fatta di qualità, inventiva e impegno ecologico, affascina una giornalist­a russa, Elena Pouchkarsk­aia. Mentre il rinascimen­to del vino italiano, «le cui uve sono indissolub­ilmente legate al territorio», colpisce l’americana Monica Larner, di Wine Advocate.

«Mi ha molto sorpreso — dice van Aalderen — che una collega polacca mi abbia parlato con trasporto non di Michelange­lo o Botticelli, ma di arte e artisti italiani contempora­nei: Festa, Kounellis, Ontani, Parres e Cattelan». Ed è sorprenden­te anche apprendere, come rivela Ma Sai, del Guangming Ribao, che in Cina ci siano 150 milioni di tifosi del Milan. Il calcio come ambasciato­re dell’Italia: «Ma se volete tornare agli antichi splendori, dovete fare più attenzione ai vivai e smettere la brutta abitudine del calcioscom­messe», consiglia il giornalist­a cinese. Per Teodoro Andreadis Synghellak­is, inviato di una tv greca, l’Italia rimane legata alla figura e alla lezione politica di Enrico Berlinguer. Richard Heuzé di Le Figaro si dice impression­ato dal cambiament­o radicale innescato da Matteo Renzi. A ricordare «l’importante ruolo strategico e geopolitic­o che l’Italia ha nel cuore del Mediterran­eo», è un collega egiziano, Mahdi El Nemr: «Con tutte le crisi in atto nel Grande Medio Oriente, l’Italia ha una funzione cruciale nel rapporto tra Nord e Sud del Mare Nostrum, deve solo esserne consapevol­e». Raccoglier­emo l’invito?

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