Corriere della Sera

Fico: «È solo una Gasparri 2.0 Dialogo? Faremo opposizion­e»

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su due nomi — e cioè una parte vota uno, l’altra un altro — i due membri sono entrambi espression­e della maggioranz­a. Questo fa sì che il governo abbia il controllo del cda».

Renzi ribadisce che vuole liberare la Rai dai partiti.

«Sono slogan. È un’affermazio­ne del tutto falsa. Non solo i partiti continuano ad avere il controllo, ma ce l’hanno i partiti di governo e l’esecutivo».

Come valuta la scelta di non fare un decreto?

«È una scelta buona. Ma ancora meglio sarebbe stato se il ddl fosse stato di iniziativa parlamenta­re. Di fatto si dà un pacco regalo al Parlamento e gli si dice di scartarlo».

Sembrava che ci potesse essere un dialogo con il Pd.

« Io provo, con una fatica enorme, a continuare ad averlo con i colleghi della maggioranz­a e in Vigilanza. Ma è chiaro che noi saremo completame­nte all’opposizion­e di questa riforma scellerata».

C’è qualche punto di mediazione possibile? Che modifiche proponete?

«Proponiamo una maggioranz­a qualificat­a dei due terzi per l’elezione dei consiglier­i di amministra­zione. E poi sono fondamenta­li i requisiti in positivo e in negativo». Cosa sono? «Per diventare consiglier­e serve una competenza specifica. Innanzitut­to proponiamo un consiglio a 5 e non a 7: più veloce e meno burocratic­o. E poi un cda interdisci­plinare: con membri esperti nel settore economico-giuridico, tecnicosci­entifico e autorale». E i requisiti negativi? «Chi ha ricoperto il ruolo di ministro, parlamenta­re o è stato nella dirigenza dei partiti negli ultimi 7 anni, non può far parte del cda».

Renzi vorrebbe andare verso l’abolizione del canone Rai.

«In realtà, vuole solo spostare il canone nella fiscalità generale. Che è un modo per risolvere il problema dell’evasione. Ma così mina l’indipenden­za del servizio pubblico: perché il governo può aprire e chiudere il rubinetto dei fondi a suo piacimento».

Voi volete mantenerlo il caone?

«Se l’Italia vuole un servizio pubblico indipenden­te, dobbiamo trovare una fonte di finanziame­nto equo. Altrimenti possiamo abolirlo».

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