Corriere della Sera

Affondo dei vescovi sulle unioni civili La relatrice: non mi occupo di peccati

Per la Cei il testo approvato in commission­e al Senato è una «forzatura ideologica»

- Alessandra Arachi

Il dibattito si è infiammato subito, non appena — giovedì scorso — la commission­e Giustizia del Senato ha approvato il testo base delle unioni civili per le coppie omosessual­i. E ieri si è aggiunta, forte, la voce dei vescovi.

«Il testo Cirinnà sulle unioni civili vuole fare una forzatura ideologica, ridurre realtà oggettivam­ente diverse ad una» ha detto monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana. E ha spiegato: «Non è opportuno chiamare con lo stesso nome realtà oggettivam­ente diverse tra loro, come le unioni civili e la famiglia fondata sul matrimonio».

Il ddl Cirinnà (dal nome della relatrice) approvato come testo base prevede per le coppie omosessual­i tutti i diritti sociali previsti per il matrimonio, con l’esclusione della possibilit­à di adottare bambini. Con una eccezione: la possibilit­à di adottare il figlio naturale del convivente. Alla commission­e del Senato questo testo è stato approvato con i voti favorevoli di un’inedita maggioranz­a, PdM5S, e i voti contrari di Ncd, Forza Italia, Lega.

Ma le critiche non scoraggian­o Monica Cirinnà, senatrice del Partito democratic­o e relatrice del provvedime­nto. Nemmeno quelle della Cei. Dice, infatti, la senatrice Cirinnà: «Il Pd va avanti: la legge sulle unioni civili è un impegno preso con i nostri elettori ed è un riconoscim­ento di diritti che la Consulta ci chiede con estrema sollecitud­ine». E non solo.

«È ovvio che io rispetto la posizione della Cei — aggiunge Cirinnà — però vorrei precisare che io mi occupo di leggi e diritti, semmai di reati. Non di peccati».

Il dibattito sui diritti civili da sempre attraversa trasversal­mente i partiti. Ed è così che all’interno di Forza Italia c’è una forte corrente laica che difende le unioni gay, mentre all’interno del Pd c’è una fronda cattolica che sta mettendo i paletti al testo appena approvato. Persino all’interno dell’Ncd si stanno aprendo spiragli in favore di questo provvedime­nto.

C’è la voce di Nunzia De Girolamo, ad esempio, capogruppo di Area popolare alla Camera: «Su un tema così delicato che riguarda la sfera personale di ogni individuo credo sia giusto avere un atteggiame­nto laico e moderato, lontano da ogni tipo di pregiudizi­o. Di qualunque tipo esso sia». Alla voce della De Girolamo si accostano anche quelli dei suoi colleghi di partito Fabrizio Cicchitto ed Enrico Costa, con toni ben diversi da quelli usati da Carlo Giovanardi che dallo scranno del Senato non ha mai smesso di inveire contro il testo Cirinnà sulle unioni civili.

Deciso anche il giudizio di Maurizio Gasparri, vicepresid­ente di Forza Italia del Senato: «Ha ragione monsignor Galantino», esordisce. E spiega: «La discussion­e che si è avviata al Senato rischia di approdare agli uteri in affitto e all’uso vergognoso del corpo delle donne. Quando governava Berlusconi e c’era una maggioranz­a di centrodest­ra, ipotesi di questa natura non avevano possibilit­à di essere approvate».

Il testo approvato giovedì in Commission­e verrà adesso sottoposto agli emendament­i prima di arrivare in Aula. Il termine per presentare gli emendament­i è il 7 maggio.

Il dubbio che possa arrivare davvero all’approvazio­ne attraversa anche i pensieri del leader di Sel Nichi Vendola. Che ha scritto infatti in un tweet: «Su unioni civili passo in avanti al Senato, ora vediamo se regge la volontà del Pd di fronte ai clericali che fino ad ora hanno avuto sempre la meglio».

Il testo

È di giovedì il primo sì alle unioni civili: la commission­e Giustizia del Senato ha approvato con maggioranz­a trasversal­e di Pd e M5S il testo base del ddl Cirinnà (la relatrice del Pd)

Il dibattito Divisi trasversal­mente i partiti: malumori nel Pd, aperture dentro Forza Italia e Ncd

Il testo prevede per le coppie omosessual­i tutti i diritti sociali previsti per il matrimonio esclusa la possibilit­à di adottare bambini. Unica eccezione: la facoltà di adottare il figlio naturale del convivente

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