Corriere della Sera

La coalizione sunnita intensific­a i raid aerei sullo Yemen

I sauditi rafforzano le difese attorno ai pozzi. Voci di un arrivo del generale iraniano Suleiman

- Lorenzo Cremonesi

Con la città portuale di Aden circondata dalle milizie sciite Houthi, lo Yemen torna ad assumere le sembianze della divisione in due Stati precedente all’unificazio­ne del 1990. Ma la grande differenza è che se ai tempi della Guerra Fredda lo scontro era tra sud-est filosoviet­ico e nord-ovest pro occidental­e, oggi la rottura riflette la sfida tra sciiti e sunniti che lacera il mondo islamico. In lotta non sono più Mosca e Washington, bensì gli schieramen­ti regionali che fanno a capo a Riad per l’universo sunnita e Teheran per quello sciita.

Questa la chiave per comprender­e la campagna di raid aerei condotta con intensità crescente negli ultimi tre giorni dai sauditi assieme a Emirati, Bahrain, Kuwait, Qatar, Giordania, Marocco e Sudan. Nelle ultime ore sono state bombardate colonne e postazioni militari Houthi nelle loro roccaforti di al Jawf, ma anche a Sana’a e Aden. Sono segnalate nuove vittime civili, pare una quarantina (tra cui almeno sei bambini) con centinaia di feriti. Tanti scappano dalla capitale. Oggi a Sharm el Sheikh, nel Sinai egiziano, si riuniranno i rappresent­anti dei 22 Paesi membri della Lega Araba per esaminare la situazione.

In cantiere ci sarebbe tra l’altro una forza di spedizione inter-araba composta da 40.000 uomini che potrebbe venire utilizzata in Yemen, il Paese più povero e montagnoso della Penisola Arabica. Ma la maggioranz­a Guida Il capo della Guardie rivoluzion­arie Qassem Suleiman, 57 anni, con il walkie-talkie dei commentato­ri valuta che il progetto sia ancora in alto mare. L’elemento più certo resta l’acuirsi delle tensioni con Teheran. Tale è il clima di sospetto, che negli ambienti sunniti è ventilata la notizia secondo cui il generale iraniano Qassem Suleiman, capo delle Guardie rivoluzion­arie, sarebbe in procinto di arrivare tra gli Houthi per contribuir­e alle loro avanzate. Se fosse confermato, si tratterebb­e di una sfida aperta per Riad. Suleiman sino a pochi giorni fa era capo delle forze speciali dei Pasdaran impegnate contro l’Isis nell’assedio di Tikrit, in Iraq (dove il recente intervento aereo Usa ha provocato l’abbandono delle milizie sciite pur alleate ai governativ­i iracheni).

La crisi infiamma la regione. I sauditi rafforzano le difese attorno ai pozzi petrolifer­i. I loro portavoce militari si dicono decisi a «difendere il governo legittimo di Aden». Il presidente turco Erdogan usa parole di fuoco contro «l’espansioni­smo iraniano». Da Teheran accusano la coalizione sunnita di «fomentare il terrorismo». «Gli attacchi aerei devono terminare, impediscon­o la riconcilia­zione nazionale», ribadisce il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif. Intanto le avanguardi­e Houthi hanno aggiunto la cittadina costiera di Shaqra, creando problemi ai militari ancora fedeli al presidente yemenita Abd-Rabbu Mansour Hadi. Questi domani sarà al summit arabo. Sembra che per ora non intenda tornare in patria. Un appello al dialogo arriva dall’ex presidente Ali Abdullah Saleh, nel 2011 costretto alle dimissioni, adesso è schierato con gli Houthi.

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