L’Italia ancora senza la legge su sorvoli e atterraggi in quota
La slavina caduta sulle montagne torinesi ripropone il tema della sicurezza sulla neve, su cui molto è stato scritto e in alcuni casi del tutto a sproposito. Ogni forma di alpinismo, anche quello con gli sci, comporta infatti un rischio, che fa parte delle regole del gioco e che è impossibile, oltre che poco auspicabile, eliminare, figuriamoci a norma di legge. L’incidente di ieri, tuttavia, non si è svolto nel corso di una gita di scialpinismo, ma durante una discesa di eliski. Questa pratica è da tempo nel mirino di alpinisti e ambientalisti e il 5 marzo Mountain Wilderness ha scritto a ministri e parlamentari sollecitando la regolamentazione della disciplina. L’Italia è infatti l’unico Paese a non disporre ancora di una legge in materia di sorvoli e atterraggi turistici, con l’eccezione del Trentino-Alto Adige. Troppe volte si crede che l’elicottero trasformi severi terreni di alta montagna in luna-park della neve fresca. Anche le operazioni di imbarco e sbarco sono fasi critiche, che non possono essere lasciate all’improvvisazione. Altre considerazioni meritano gli aspetti ambientali. È giusto che un’attività elitaria disturbi con il suo frastuono le giornate di chi sale a piedi con le pelli di foca e la vita della fauna selvatica? Per chi non vuole faticare, non bastano sulle Alpi 12 mila impianti di risalita? Peraltro, mentre la vicenda dell’Imu sugli impianti a fune rischia di innescare una crisi dell’intero comparto dello sci, una regolamentazione restrittiva o addirittura il divieto dell’eliski non avrebbero grosse ricadute sull’economia alpina, in quanto coinvolge un numero limitato di operatori. Un disegno di legge del 2000, che affrontava la materia, non fu approvato per la fine anticipata della legislatura. Riportarlo in aula potrebbe contribuire a ridurre questi incidenti.