L’uomo che vive dopo il trapianto di un cuore «morto»
Londra, l’organo prelevato da un cadavere
«Un mese fa ero praticamente morto. Senza prospettive. Ora sto bene. Prima del trapianto riuscivo a malapena a camminare, la mia vita era difficilissima. Adesso mi sento ogni giorno più forte», dice Huseyin Ulucan, il meccanico sessantenne che è tornato a vivere grazie a un cuore già morto, non battente, impiantatogli ormai un mese fa. È il primo in Europa ad aver usufruito di questa nuova possibilità offerta nel campo dei trapianti. Ora è a casa da una settimana e il suo nome è stato rivelato perchè il successo dell’intervento è confermato. Se ne può parlare. Risponde al telefono mentre torna a piedi dall’ospedale, il Papworth Hospital nell’area di Cambridge, per controlli vari: «Tutto bene... Che sensazione tornare a camminare senza fatica, sentire il corpo che risponde».
Il cuore di Huseyin era stato gravemente «ferito» da un infarto devastante nel 2008. Da allora, nonostante le cure, il peggioramento era stato senza ritorno. Il trapianto di cuore era l’ultima spiaggia, ma la lista d’attesa (in cui era da quasi sette anni) per il meccanico londinese sembrava ormai solo l’anticamera della morte. I granelli di sabbia nella clessidra della sua vita segnavano l’avvicinarsi di un termine improrogabile. Al momento i pazienti inglesi possono aspettare in media anche tre anni per un trapianto di cuore, ma meno della metà giunge al traguardo. Il 13% muore nell’attesa di un organo compatibile, un altro 30% viene rimosso dalla lista perché le condizioni peggiorano. Era questo il caso del paziente Ulucan. Non si trovava mai quel cuore (dei pochi disponibili, perchè le donazioni sono in calo ovunque) giusto per lui. Compatibile.
Poi il colpo di fortuna: la sperimentazione, mai tentata in Europa, di un nuovo metodo capace di ridare vita a un cuore già morto. Da cinque minuti, ma comunque già morto. Senza pulsazioni. Espiantato da un La Maddalena chiede 100 milioni di euro di danni per il mancato G8 del 2009 ( sopra il resort mai sfruttato). Lo fa con una lettera del sindaco Angelo Comiti a governo, ministero dell’Ambiente, Regione e Protezione civile. Comiti parla di «illeciti di natura penale e contabile» nelle fasi «di affidamento e realizzazione delle opere», denuncia un «grave danno d’immagine», «intima l’integrale risarcimento» (di 100 milioni di euro), ma si dice disposto ad «aprire un tavolo di confronto».