Corriere della Sera

NON CHIAMIAMO ARROGANZA GLI ECCESSI DI «FIORENTINI­TÀ»

- di Giorgio Montefosch­i

Ospite di un «Otto e mezzo» intitolato «Renzi è arrogante?», il patron di Eataly, Oscar Farinetti, che di Renzi ha grande stima, richiesto dalla Gruber di un suggerimen­to al presidente del Consiglio per quanto riguarda la comunicazi­one, ha detto testualmen­te che secondo lui Renzi dovrebbe essere meno «fiorentino»: in altre parole, meno battute cattive da toscanacci­o che, pur se azzeccate, rischiano talvolta di sembrare sprezzanti. Ottimo consiglio. Detto questo, quale sarebbe l’arroganza? Per esempio, è arrogante voler governare, visto che si è stati chiamati a far quello? È arrogante un premier come Renzi che, avendo vinto le primarie, e poi il congresso con l’80 per cento dei voti, e poi il 41% alle ultime elezioni — evidenteme­nte su dei programmi: illustrati in primo luogo all’interno del suo stesso partito — a un certo punto ritiene che non si può discutere e rinviare in eterno e invece bisogna prendere delle decisioni? Non è arrogante, piuttosto, presumere che gli altri hanno sempre torto? E quale sarebbe la deriva autoritari­a ormai associata alla presunta arroganza? Abolire il Senato e governare confrontan­dosi alla Camera con le opposizion­i? Dov’è l’autoritari­smo? In America governano i democratic­i. Alle successive elezioni, se come hanno governato non è piaciuto, vanno a casa. Così, eventualme­nte, farà Renzi. Infine è una grande, autoritari­a, sottrazion­e alla volontà popolare bilanciare le preferenze nella nuova legge elettorale? Ma se le preferenze sono il maggior verminaio della corruzione, quelle che ci impongono a botte di voti i vari Fiorito? No, non c’è questo imminente pericolo di deriva autoritari­a. C’è una certa esigenza di farle finalmente, le cose, questo sì. Ed è auspicabil­e, considerat­o tutto. Altrimenti succederà che ripiombere­mo in quella atmosfera sonnolenta che Musil ha così bene descritto nell’ Uomo senza qualità in cui si studiano le estenuanti Azioni Parallele, si istituisco­no le commission­i, e si fanno i dibattiti: tutto, purché non cambi nulla.

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