John Hammes e il successo del tritarifiuti da cucina Grazie a una Pontiac
el 1927, più o meno quando Lindbergh volava in solitaria da New York a Parigi, John W. Hammes, architetto di Racine (Wisconsin, Usa), si trovava nel suo scantinato, cercando di migliorare la vita in cucina. Dopo aver visto la moglie eliminare gli scarti di cibo dopo cena mettendoli in un vecchio giornale e poi in pattumiera, gli era venuta un’idea: e se si potessero macinare gli scarti alimentari in piccoli pezzi e gettarli nello scarico del lavandino? Si eliminerebbe l’antigienico bidone dell’umido, si ridurrebbe il lavoro degli spazzini, si eviterebbe il cassonetto esterno.
Ben presto si ritrovò ad armeggiare con un foglio di lamiera, una macina modificata, un piccolo motore. Era nato il tritarifiuti, tecnicamente dissipatore di rifiuti alimentari. Purtroppo, la crisi del 1929 era alle porte, così l’idea di lanciare il prodotto su scala industriale dovette fare i conti con il mercato e attendere momenti più propizi. Che arriva- Famiglia John W. Hammes con i figli Ever e Quinten, e il loro apparecchio rono nel 1935, con il brevetto numero 2.012.680 per il prototipo di dissipatore di rifiuti alimentari. Nel frattempo, l’architetto di Racine non era rimasto con le mani in mano e dopo anni di continui miglioramenti dell’invenzione, nel 1938, fondò la InSinkErator Manufacturing Company, con i figli Ever e Quinten. Il primo anno vennero venduti 52 apparecchi.
Le cose si stavano mettendo al meglio quando scoppiò la guerra e la InSinkErator fu costretta a produrre, oltre ai dissipatori per le navi ospedale, forniture per la difesa. Quando finalmente cessò il conflitto e tutto sembrava ripartire, si profilarono all’orizzonte alcuni concorrenti. Per contrastarli si decise di fornire il «tritarifiuti» direttamente agli idraulici e installatori, anziché ai soli rivenditori di elettrodomestici e, nel 1952, venne lanciata una grande campagna di comunicazione in tutto il Paese, utilizzando vistose Pontiac station wagon di colore rosa. Negli anni 90, venne prodotto il 50 milionesimo esemplare. Oggi questi dispositivi, oltre a semplificare il lavoro in cucina, esattamente come nel ’27, risultano anche ecologici perché eliminano i rifiuti organici dalle discariche dove creano emissioni di gas metano e di percolato: lo scarto alimentare sminuzzato, infatti, viene inviato all’impianto di depurazione pubblico, dove può essere convertito in fertilizzante, acqua ed energia pulita.