Il Centre Pompidou a Málaga È la prima sede non francese
La vicenda del romanzo s’intreccia con un’altra istituzione che, primaria fonte d’introiti del Regno stesso, diventa una metafisica e nihilista chiave interpretativa dell’esistenza in quanto tale e fonte d’una serie di culti che fanno rinascere la più fonda antichità pagana: il Lotto. L’orfano ch’estraeva i numeri veniva tratto dal Serraglio: Bottone narra un’estrazione, cerimonia sotto il controllo delle autorità, che mostra l’orfano vera e propria vittima sacrificale e tutta la cerimonia come un ludo circense crudele quanto quelli di Roma antica. È una pagina che si legge col cuore in gola e che merita di entrare in un’ideale antologia del romanzo storico, quale piccola reincarnazione napoletana, oserei dire, della morte di Matho in Salammbô di Flaubert; laddove le copiose e minuziose pagine di descrizione del Serraglio sono un’eco manzoniana. La lingua dei dialoghi è il più autentico napoletano d’epoca.
Or tra Serraglio e Lotto l’intreccio non è solo storico: qui s’innesta l’incredibile capacità di Vladimiro Bottone d’inventare trame e di narrarle. La truffa metafisica da lui immaginata è degna di Fruttero e Lucentini: Vicarìa e infatti anche un, come oggi si dice, thriller riuscito come pochi altri; ma la qualità di questo romanzo è di coniugare l’astrazione a una realtà fatta di carne, odori, sangue, sperma, immondizia. I personaggi sono vittime, furfanti, viziosi, onesti: e Bottone nel narrarli davvero conosce l’animo umano.
Io non sono, per mia fortuna, un lettore professionista dell’attuale narrativa italiana; persino a me è facile dire trattarsi d’un’opera narrativa di rara qualità; e se guardiamo al genere del romanzo storico, italiano e straniero, possiamo affermare ch’esso è oggi diventato il pascolo di tanti venditori di fumo che lo usano e lo allungano con bassi espedienti: Vicarìa è una vera eccezione. Conosco l’autore, cinquantasettenne, solo per lettera; egli ha già alle spalle opere di successo: mi ha scritto che con questo romanzo incomincia per lui una stagione letteraria affatto nuova. Da lettori attendiamo di vederne ulteriori frutti. Da oggi il Centre Pompidou ha una nuova sede, la prima al di fuori della Francia: apre infatti a Málaga uno dei punti di riferimento dell’arte moderna e contemporanea, in una struttura definita «provvisoria», che prevede la permanenza del Pompidou in Spagna per cinque anni, rinnovabili. La nuova sede, nei pressi della zona portuale, si sviluppa su due livelli principali e si presenta come un grande cubo di vetro e acciaio (con il contributo «italiano» del gruppo Italcementi, che ha fornito i «pannelli i.light»). Il Centre Pompidou di Málaga, che si aggiunge alla sede principale di Parigi e a quella di Metz, proporrà una selezione delle opere del centro parigino nonché due mostre temporanee all’anno.