Corriere della Sera

Daria e le interviste barbariche: sbagliata la formula-maratona

«Gli ascolti al 3%? Colpa del programma lungo. Ma non penso al futuro»

- Renato Franco

vedere con queste dinamiche».

L’anno prossimo ci sarà ancora?

«Non lo so, non ci penso ora, dipende da tante cose. La tv è importante ma non è il centro della mia vita. La faccio per tre mesi, poi il resto dell’anno mi dedico ad altro. Ora sto finendo il mio nuovo libro, esce a maggio, Santa degli Impossibil­i ».

Lo spettatore-maratoneta con oltre tre ore di tempo a disposizio­ne da dedicare alla tv ormai fa parte del passato. Ora si consuma tutto molto più velocement­e.

«C’è un cambiament­o in corso, usiamo in modo diverso il nostro tempo, che è sempre più parcellizz­ato: la rete è la nuova realtà della comunicazi­one, non possiamo non farne i conti, il modo di fruire l’informazio­ne, l’intratteni­mento e l’approfondi­mento sono cambiati».

Quali interviste le sono riuscite meglio?

«Preferisco sempre le storie emblematic­he del costume che cambia. Come quella di Mirco e Patric, coppia gay che ha avuto tre gemelli da madre surrogata. O quella di Gessica, la figlia che ha appoggiato l’eutanasia del padre». Non ama i famosi dunque? «L’ho sempre detto, preferisco i non famosi. Non ho particolar­e doti, capacità né interesse nell’intervista­rli. Ciò non toglie che possano capitare incontri riusciti anche con loro».

Perché fa questo programma?

«Le Invasioni sono un punto di vista, un misto di tante cose che devono parlarti dello spirito del tempo. Finche lo fanno hanno un senso. Adesso siamo in un momento di tempi frammentat­i molto difficile da raccontare». Si diverte ancora a fare tv? «Sì».

Tre ore e un quarto sono troppe Non sono d’accordo con questo formato: mi costringe a fare scelte che non mi rispecchia­no del tutto La tv è importante ma non è il centro della mia vita La faccio per tre mesi, poi mi dedico ad altro Sto finendo il mio nuovo libro

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