Corriere della Sera

Anche nel traffico Valentino si sente pronto all’impresa MotoGp, solo Marquez spezza l’equilibrio, Rossi è in agguato: «Sono a 3 decimi dal primo, è un buon segno»

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

È un difficile lavoro di avviciname­nto, nel traffico, incastrato fra il solito Marquez che comanda (ma non domina) e tanti nomi nuovi che sgomitano con gli occhi iniettati di sangue. Valentino lo aveva annunciato mercoledì a motori ancora spenti: «Sarà dura».

Avendo vent’anni di esperienza alle spalle, non poteva sbagliarsi. Giovedì ha inseguito e basta, senza trovare risposte ma solo problemi. Ieri è entrato per un pelo nella top ten che consente il passaggio diretto alla qualifica per la pole. Nono. Se il via fosse oggi, sarebbe in terza fila. Davanti a lui tutti quelli che contano più un manipolo di avventizi feroci: l’hondista Lcr (Crutchlow), il suzukista ( Aleix Espargaro, una saetta sul giro secco), il ducatista Pramac (Hernandez). Sembrano i segni di un disastro incombente, ma Valentino invita a leggere bene il sottotesto: «Sono a tre decimi dal primo. È un buon segno». E non è il solo: «Il passo gara è migliorato: a parte un po’ Marquez, siamo tutti lì».

Se questo è ciò che la nuova MotoGp cercava, lo ha trovato: equilibrio, spettacolo, sorprese. E stasera in qualifica potrà succedere di tutto. «Ci sarà ancora Ottimista Valentino Rossi, 36 anni, in sella alla Yamaha (Epa) più casino di ieri», promette Vale. Il quale non sogna tanto la pole (la cui importanza è sempre relativa), ma di non finire troppo indietro, a rischio imbottigli­amento: «La seconda fila sarebbe meglio, anche se su questa pista si può sorpassare. Niente è perduto». Sembra tranquillo. Sa che questa è una necessità dei tempi («Nove piloti in tre decimi è un risultato incredibil­e, positivo per lo show ma stressante per noi...») e sa anche che in gara le cose cambiano: «Lì i più forti verranno fuori».

Come partenza di un Mondiale, insomma, non c’è da lamentarsi. La motobagarr­e incuriosis­ce e un po’ anche spaventa. «Sono preoccupat­o», dice per esempio Lorenzo. Lui è uno che preferisce avere tutto sotto controllo e in questi due giorni sta incontrand­o più dubbi che certezze. «Stiamo soffrendo», aggiunge, e forse cerca di allontanar­e il ricordo del tremendo via del 2014, 6 punti in due gare e addio sogni. Approcci diversi per uno stesso box. Jorge scuro, Valentino sorridente. E perentorio quando gli chiedono il bello e il brutto di correre ancora dopo vent’anni. «Il bello è l’emozione di guidare queste moto: non c’è paragone con quelle di 10 anni fa. Il brutto è fare ogni volta la strada dal box ai giornalist­i». In effetti, c’è molta bagarre anche qui. Ma pensa quando non ci sarà più.

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