Corriere della Sera

Amanda e Raffaele assolti a sorpresa Lei: felice, chiederò il risarcimen­to

Assolti in Cassazione per l’omicidio di Meredith a Perugia nel 2007. Il legale dei Kercher: «Difficile digerirlo» Sollecito: «Mi riprendo la vita e la dignità». Knox condannata a tre anni per calunnia, la pena è già scontata

- Alessandro Capponi

Assolti per non aver commesso il fatto. La Cassazione libera definitiva­mente Amanda Knox e Raffaele Sollecito dall’accusa di avere commesso l’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il 1° novembre 2007. I due erano stati condannati in appello rispettiva­mente a 28 anni e sei mesi e a 25 anni di reclusione. Amanda è stata condannata a tre anni per calunnia, pena già scontata. «È felice, chiederemo il risarcimen­to per ingiusta detenzione», ha detto l’avvocato della giovane americana. «Finalmente posso riprenderm­i la mia vita», ha commentato Sollecito. Amaro il legale della famiglia Kercher: «È una verità difficile da digerire».

ROMA La fine di una storia lunga otto anni è in una sola parola: «Assolti». La sentenza di condanna di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, dice la quinta sezione della Cassazione dopo dieci ore di camera di consiglio, va annullata senza rinvio. Non hanno commesso l’omicidio, Amanda e Raffaele. Adesso, dunque, non ci sarà nessun altro processo per i due: in carcere per l’assassinio della studentess­a inglese Meredith Kercher, uccisa a Perugia nel novembre del 2007, c’è Rudy Gued e , co nd a n n a to in via definitiva a sedici anni con rito abbreviato per «concorso in omicidio».

Per Amanda Knox e Raffaele Sollecito è la fine di una storia terribile, drammatica, apparentem­ente infinita. Lei, da Seattle, alle undici della sera chiama subito i suoi avvocati, Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova: «Nessuno può capire cosa abbiamo passato noi tutti, io e Raffaele soprattutt­o. Sono commossa, finalmente mi hanno creduto: non ho mai perso le speranze, sapevo che alla fine avrebbe trionfato la verità. Tutti dicevano che sono scappata dall’Italia perché volevo fuggire dal carcere: ma in queste ore, nell’attesa della sentenza, pensavo che era perfino più crudele essere considerat­a l’assassina della mia amica della prigione. Ma l’Italia mi ha creduto, sono commossa, finalmente». Dalla Vedova annuncia che « chiederemo il risarcimen­to per l’ingiusta detenzione». Rimane la condanna per calunnia: tre anni, già scontati.

Raffaele, subito dopo la sentenza, abbraccia il padre: «Sono immensamen­te felice che quella stessa magistratu­ra che mi ha condannato ingiustame­nte mi ha restituito oggi la dignità e la libertà. Finalmente posso smettere di occuparmi di carte giudiziari­e e tornare alla normalità. Ma sono ancora incredulo, per me è finito un incubo». Il padre piange e ripete senza sosta due parole: «È finita». Poi si volta e rivolto ai cronisti aggiunge: «È una sentenza splendida ma nessuna sentenza potrà ripagare le sofferenze subite». E l’avvocato Giulia Bongiorno parla di «un giorno importante per la giustizia. Raffaele è stato quattro anni in carcere ma finalmente non è più immaginabi­le il suo coinvolgim­ento » . Luciano Ghirga, che in questi otto anni è sempre stato al fianco di Amanda, non cerca polemiche: «I giudici non devono pagare, hanno fatto completame­nte il loro dovere. È stato uno scontro duro ma leale. I magistrati hanno dimostrato grande sapienza giuridica. Era un sogno per me, un sogno». È commosso, l’avvocato perugino.

La famiglia della ragazza uccisa nel novembre del 2007 a Perugia confida all’avvocato Francesco Maresca poche parole: «È una verità difficile da digerire » . I Kercher hanno sempre affrontato questa tragedia con dignità, con sobrietà, senza mai alzare i toni, senza accusare. E il loro legale, in questa notte che cambia il destino di molti, spiega: «Anche per noi è una verità difficile, per noi che abbiamo difeso i Kercher e per i giudici che, fino a oggi, hanno emesso i verdetti di condanna». Non pochi: perché Amanda e Raffaele, oggi al quinto processo, sono stati assolti una sola volta, in questi otto anni: nell’Appello di Perugia dell’ottobre del 2011 quando la Corte stabilì che le prove erano insufficie­nti. Prima, ed esattament­e dal novembre 2007, Amanda e Raffaele avevano trascorso quattro anni in carcere.

Oggi, come detto, in prigione rimane il solo Rudy Guede, che lasciò molte tracce nella camera di Mez e che dopo l’omicidio fuggì in Germania: «Ha scontato la metà della pena — dice il suo avvocato Nicodemo Gentile — è arrivato il momento di chiedere i permessi premio». Maresca allarga le braccia: «Non ha un nome chi era con Rudy la notte dell’omicidio, i giudici hanno ritenuto che le prove non fossero sufficient­i. La giustizia non riesce a dare una risposta».

Per Giulia Bongiorno «non c’è da cercare nessun complice». Per lei e per le difese è sempre stato così: il colpevole è sempre stato Rudy Guede, solo lui. Anche se, per otto anni, a quei due ragazzi hanno creduto in pochi.

La sentenza ci dà pienamente ragione, è un risultato strepitoso, che Raffaele si merita per come ha condotto questa battaglia. Esprimo apprezzame­nto ai giudici Giulia Bongiorno Il difensore di Mez «Una verità complicata da mandare giù per la famiglia e per i giudici che li condannaro­no» Dagli Stati Uniti La ragazza dagli Usa: «Finalmente mi hanno creduta, non ho mai perso le speranze»

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy