Corriere della Sera

Confcommer­cio vede più rosa del governo Da Expo e Giubileo mezzo punto di Pil

- DAL NOSTRO INVIATO Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it

CERNOBBIO Per il registrato­re di cassa della Confcommer­cio l’Expo vale 2,7 miliardi di euro, cioè circa lo 0,2% aggiuntivo di prodotto interno lordo e lo 0,3% in più del volume dei consumi nel 2015. Un impatto analogo potrebbe avere anche il Giubileo straordina­rio: più 0,2-0,3% del pil, anche se in questo caso la stima è solo approssima­tiva. La curva dei consumi dovrebbe, comunque, ritornare a salire, come segnala anche l’Istat, con i dati riferiti a gennaio: più 0,1% nelle vendite al dettaglio rispetto a dicembre e più 1,7% su gennaio 2014.

L’organizzaz­ione dei commercian­ti, degli operatori turistici e dei servizi (circa 700 mila associati) tira le somme, nel segno dell’ottimismo. Nel 2015 il Pil dovrebbe aumentare dell’ 1,1%, nel 2016 dell’ 1,4%. La massa dei consumi lievitereb­be dell’1,2% quest’anno e dell’1% nel prossimo. Tutto ciò comprenden­do «l’effetto Expo», che dovrebbe portare in Italia otto milioni di turisti in più, ma non l’apporto del Giubileo.

Sono cifre decisament­e superiori a quelle elaborate dal governo che per il 2015 si era fermato a un più 0,5% e che ora starebbe per salire allo 0,8%. Il rapporto presentato ieri nel Forum della Confcommer­cio a Cernobbio ha innescato una discussion­e non scontata tra gli esperti presenti. Gregorio De Felice, capo degli economisti di Intesa San Paolo, per esempio, considera «un po’ ardite» queste stime: «Noi confermiam­o un’ipotesi di crescita allo 0,4%».

Numeri e decimali sono solo parte di un quadro in cui le previsioni si mescolano con le aspettativ­e, i modelli econometri­ci con le richieste alla politica. Il presidente dell’organizzaz­ione, Carlo Sangalli, offre la sintesi: «Dopo sette anni molto difficili con un segno meno ora stiamo registrand­o segnali di ripresa. Nel 2015 avremo una grande opportunit­à grazie anche all’Expo». Per Sangalli, occorre però, che il «governo valorizzi al massimo questa opportunit­à». Come? «Riducendo la spesa pubblica improdutti­va: ogni centesimo recuperato deve essere restituito ai contribuen­ti riducendo le tasse su famiglie e imprese». Il grande timore è che l’esecutivo guidato da Matteo Renzi non riesca a mantenere gli impegni di bilancio assunti con l’Unione Europea. A quel punto scatterebb­ero le cosiddette «clausole di salvaguard­ia», in sostanza l’aumento delle aliquote Iva per coprire gli ammanchi sul fronte delle entrate. «Un prelievo di 70 miliardi per gli anni 2016, 2017 e 2018. Sarebbe devastante per i consumi. Vorrebbe dire bloccare la ripresa, vanificare tutti gli sforzi».

Lo schema, quindi, è quello consueto per l’organizzaz­ione: bene le esportazio­ni, ma non bastano per rilanciare l’economia italiana. Occorre rimettere in moto i consumi: questa è la priorità. È interessan­te notare come nelle «Riflession­i» curate dal direttore dell’Ufficio studio Mariano Bella non sia neanche citata la riforma del lavoro, il Jobs act. «È un provvedime­nto che apprezziam­o e che ci darà una mano – osserva Sangalli – ma per noi le mosse decisive sono altre: tagliare la spesa pubblica, ridurre le tasse ed evitare assolutame­nte l’aumento dell’Iva».

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Presidente Carlo Sangalli

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