Confcommercio vede più rosa del governo Da Expo e Giubileo mezzo punto di Pil
CERNOBBIO Per il registratore di cassa della Confcommercio l’Expo vale 2,7 miliardi di euro, cioè circa lo 0,2% aggiuntivo di prodotto interno lordo e lo 0,3% in più del volume dei consumi nel 2015. Un impatto analogo potrebbe avere anche il Giubileo straordinario: più 0,2-0,3% del pil, anche se in questo caso la stima è solo approssimativa. La curva dei consumi dovrebbe, comunque, ritornare a salire, come segnala anche l’Istat, con i dati riferiti a gennaio: più 0,1% nelle vendite al dettaglio rispetto a dicembre e più 1,7% su gennaio 2014.
L’organizzazione dei commercianti, degli operatori turistici e dei servizi (circa 700 mila associati) tira le somme, nel segno dell’ottimismo. Nel 2015 il Pil dovrebbe aumentare dell’ 1,1%, nel 2016 dell’ 1,4%. La massa dei consumi lieviterebbe dell’1,2% quest’anno e dell’1% nel prossimo. Tutto ciò comprendendo «l’effetto Expo», che dovrebbe portare in Italia otto milioni di turisti in più, ma non l’apporto del Giubileo.
Sono cifre decisamente superiori a quelle elaborate dal governo che per il 2015 si era fermato a un più 0,5% e che ora starebbe per salire allo 0,8%. Il rapporto presentato ieri nel Forum della Confcommercio a Cernobbio ha innescato una discussione non scontata tra gli esperti presenti. Gregorio De Felice, capo degli economisti di Intesa San Paolo, per esempio, considera «un po’ ardite» queste stime: «Noi confermiamo un’ipotesi di crescita allo 0,4%».
Numeri e decimali sono solo parte di un quadro in cui le previsioni si mescolano con le aspettative, i modelli econometrici con le richieste alla politica. Il presidente dell’organizzazione, Carlo Sangalli, offre la sintesi: «Dopo sette anni molto difficili con un segno meno ora stiamo registrando segnali di ripresa. Nel 2015 avremo una grande opportunità grazie anche all’Expo». Per Sangalli, occorre però, che il «governo valorizzi al massimo questa opportunità». Come? «Riducendo la spesa pubblica improduttiva: ogni centesimo recuperato deve essere restituito ai contribuenti riducendo le tasse su famiglie e imprese». Il grande timore è che l’esecutivo guidato da Matteo Renzi non riesca a mantenere gli impegni di bilancio assunti con l’Unione Europea. A quel punto scatterebbero le cosiddette «clausole di salvaguardia», in sostanza l’aumento delle aliquote Iva per coprire gli ammanchi sul fronte delle entrate. «Un prelievo di 70 miliardi per gli anni 2016, 2017 e 2018. Sarebbe devastante per i consumi. Vorrebbe dire bloccare la ripresa, vanificare tutti gli sforzi».
Lo schema, quindi, è quello consueto per l’organizzazione: bene le esportazioni, ma non bastano per rilanciare l’economia italiana. Occorre rimettere in moto i consumi: questa è la priorità. È interessante notare come nelle «Riflessioni» curate dal direttore dell’Ufficio studio Mariano Bella non sia neanche citata la riforma del lavoro, il Jobs act. «È un provvedimento che apprezziamo e che ci darà una mano – osserva Sangalli – ma per noi le mosse decisive sono altre: tagliare la spesa pubblica, ridurre le tasse ed evitare assolutamente l’aumento dell’Iva».