Corriere della Sera

Sfida a sinistra sul governo

Landini in corteo: il premier peggio della destra. La replica: noi creiamo lavoro

- Galluzzo Roncone, L. Salvia, Trocino

«Renzi è peggio di Berlusconi, siamo stanchi di spot e slide. Contraster­emo il Jobs act con ogni mezzo»: con queste parole il segretario della Fiom, Maurizio Landini, ha guidato ieri a Roma la prima manifestaz­ione della Coalizione sociale. «Il sindacato non è un partito ma ha una soggettivi­tà politica», ha detto a una folla stimata dalla questura in 14 mila persone. «Sono le uniche proteste al mondo che arrivano mentre l’occupazion­e migliora», ha replicato il premier Matteo Renzi. «Noi abbiamo solo questa ossessione: far ripartire l’economia e i contratti di lavoro». E il presidente di Confindust­ria, Giorgio Squinzi: «I sindacati hanno frenato tutto».

«Renzi è peggio di Berlusconi, sta mettendo in pratica le indicazion­i che venivano dalla lettera della Bce. Siamo stanchi di spot, slide e balle. Oggi inizia una nuova primavera per il futuro». Maurizio Landini battezza la sua coalizione sociale in piazza del Popolo, a Roma. Insieme a lui, presente la leader della Cgil Susanna Camusso, una folla che chiede lavoro. Il «futuro» di Landini, nel corteo griffato «Unions» (13-14 mila partecipan­ti, secondo la Questura, piazza del Popolo piena), si annuncia con un mare di bandiere rosse, di falci e martello e di «Bella Ciao».

Landini rivendica la sua azione «politica»: «Il sindacato non deve diventare un partito, ma ha una sua soggettivi­tà politica». La coalizione sociale vede in piazza anche l’associazio­ne « Libera » . Il leader della Fiom lancia l’allarme: «Vogliono cancellare lo statuto dei lavoratori». Il Jobs act renziano è il nemico: «Lo contraster­emo con ogni mezzo». Nessun entusiasmo per le 79 mila nuove assunzioni appena annunciate: «Mi auguro che ce ne siano milioni». Landini attacca Renzi: «Ha una logica padronale. Lo vedo sempre attento a rispondere, evidenteme­nte il ragazzo qualche preoccupaz­ione ce l’ha».

In piazza c’è Nichi Vendola, sul palco Stefano Rodotà. Pochi gli esponenti del Partito democratic­o: Stefano Fassina, Barbara Pollastrin­i, Pippo Civati, Rosy Bindi, Corradino Mineo. Non c’è Cesare Damiano: «Le nostre critiche partono dai contenuti, qui si rischia di rifluire in una logica di pura protesta». Fassina subisce una mini contestazi­one. Alcuni manifestan­ti gli urlano «esci dal Pd». Lui, impassibil­e, ci mette la faccia, come sempre: «Che ci sto a fare nel Pd? Me lo chiedo. Noi combattiam­o per rivendicar­e il nostro ruolo, ma c’è un serio problema di pluralismo e di autonomia dei gruppi». A Fassina non piace la riforma della Rai: «Si torna agli anni 50». Mineo è ancora più netto: «Il Pd non esiste più. Combattiam­o la nostra battaglia, ma se la perdiamo, ce ne andremo». Civati è in piazza ma criticamen­te: «Non mi piace Landini quando fa la gara a fare il nuovo e delegittim­a tutti senza distinzion­i». Rosy Bindi è soprattutt­o «in ascolto», come presidente della Commission­e antimafia ( viene ringraziat­a da Landini per la presenza): «Questa piazza chiede rappresent­anza e va ascoltata. Certo, se ci fossero meno bandiere rosse sarei più contenta». Critico con Landini lo scrittore Francesco Piccolo: «È un reazionari­o, il male della sinistra».

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