Corriere della Sera

Decapitati da Boko Haram nel giorno delle elezioni

Attacchi nel Nord-Est: 25 vittime. Milioni alle urne. Il presidente Jonathan tradito dalla scheda elettronic­a

- Di Michele Farina Adaobi Tricia Nwaubani

Sessanta milioni di persone hanno votato ieri nelle elezioni più incerte della storia nigeriana ( foto: in fila per votare a Daura). Oltre 20 morti per gli attacchi dei terroristi di Boko Haram.

Strade deserte, scanner in tilt e code ai seggi: ieri 60 milioni di persone hanno votato nelle elezioni più incerte della storia nigeriana. Non tutte, visto che le urne resteranno aperte anche oggi. Il blocco di otto ore del traffico e la chiusura dei negozi hanno cambiato i connotati di un Paese dove il caos domina vitale. L’atmosfera sospesa, di attesa, è dovuta all’incertezza dei risultati (resi noti nei prossimi giorni): è testa a testa tra il presidente uscente Goodluck Jonathan, 57 anni, cristiano (pentecosta­le) del Sud, e Muhammadu Buhari, 71 anni, ex generale golpista che tenne il potere dal 1984 al 1985. Gara dipinta dai media come una lotta tra due cappelli: il borsalino di Goodluck contro la shashia (il copricapo musulmano) di Buhari.

Il terzo incomodo con il cappello a ponpon, il sanguinari­o Abubakar Shekau leader di Boko Haram, non è riuscito a mantenere la promessa fatta in un video: «Impediremo queste elezioni, e se noi saremo morti ci penserà Allah». I miliziani islamisti, che nelle ultime settimane hanno subito grosse perdite, ieri hanno attaccato diversi seggi (specie nello Stato di Gombe). Le vittime sarebbero almeno 25. Ma questi sono bilanci di morte «standard» nel Nord-Est. È un fatto che il gruppo alleato allo Stato Islamico in Siria non sia riuscito a far deragliare il processo elettorale. Il Guardian ha citato un docente universita­rio nello Stato di Yola, uno dei tanti (1,5 milioni) profughi interni costretti a lasciare le proprie case, in coda davanti a un seggio: «Se non votiamo, è come se Boko Haram ci schiaccias­se due volte».

Gli scanner che «leggono» le impronte digitali hanno giocato uno scherzo al presidente Goodluck. Per un’ora ha cercato di registrars­i al seggio (optando alla fine per la procedura manuale). Lui ha scherzato: «Sono io il problema?». Forse lo pensa anche il cardinale Onaiyekan, arcivescov­o cattolico di Abuja, che ieri a Radio Vaticana ha detto: «È tempo di cambiare pagina, in un modo o nell’altro».

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