Corriere della Sera

I numeri

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Il Prodotto interno lordo del primo trimestre è salito dello 0,2% secondo il Centro Studi di Confindust­ria ed è destinato ad accelerare

Il Cer ipotizza per il 2015 una crescita dell’economia dello 0,9%, Prometeia ed il Ref dello 0,7%

Il consenso, tra gli istituti di previsione, è su una crescita del Pil dello 0,8%, superiore alle ultime stime del governo, che indicavano per l’anno in corso un +0,6%

Secondo Confcommer­ci o, nel 2015 l’aumento del Pil sarà dell’1,1%, grazie anche alla spinta dell’Expo di Milano. Previsto un +1,4% nel 2016

Il quadro della congiuntur­a sembra migliorato e i segnali di ripresa ci sono tutti, ha detto ieri anche la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi

Ma per il governo, che il 3 aprile, in anticipo sul termine del 20, varerà il Documento di economia e finanza con le linee della politica economica e di bilancio del prossimo triennio, i problemi non sono finiti

L’obiettivo è ora evitare i previsti aumenti dell’Iva e delle accise per 17 miliardi per il 2016

Definisce «ottimo» il lavoro di chi l’ha preceduto nello scomodo compito di ridurre la spesa pubblica, Carlo Cottarelli, e lascia intendere che nessun capitolo (tranne le pensioni) sarà risparmiat­o nella nuova ricognizio­ne che lo vede impegnato al fianco di Yoram Gutgeld nella squadra dei «professori» di Palazzo Chigi. Obiettivo: 10 miliardi di tagli. Roberto Perotti, economista, bocconiano con esperienze internazio­nali, si sta occupando soprattutt­o di sussidi alle imprese e tax expenditur­es.

Cosa cambia rispetto all’approccio di Cottarelli?

«Non molto. Forse ci focalizzer­emo su alcuni punti diversi».

Per esempio i costi della politica? Qualche tempo fa lei scrisse che ammontavan­o a 2,5 miliardi e fece 10 proposte per tagliare un miliardo.

«Io ipotizzavo misure, poi ci sono le scelte politiche, ad esempio io parlavo di un dimezzamen­to del numero dei parlamenta­ri che non è alle viste. Nel 2016 un miliardo è difficile aspettarse­lo».

Sulle Province non si è risparmiat­o poi molto.

«La strada è ancora lunga: è una riforma complicata».

Delle sue dieci proposte qualcuna è fattibile?

«Mettiamola così: quella dei tagli alla politica è una questione di altissimo valore simbolico per la gente e bisogna lavorarci ma non è lì che si trovano le risorse». E dove? «Ad esempio i sussidi alle imprese, dove potenzialm­ente c’è parecchio da risparmiar­e, le tax expenditur­es e la spesa dei ministeri; la spesa della P.a. a livello territoria­le, a partire dagli acquisti, oggi frammentat­i. E trasporti e infrastrut­ture».

Incentivi alle imprese: quant’è la spesa aggredibil­e?

«Dipende: dei 10-14 miliardi del rapporto Giavazzi la stragrande maggioranz­a erano trasferime­nti alle ferrovie e lo stock di certi fondi in parte ridotto dall’ex ministro Passera».

Diciamo un paio di miliardi di spesa aggredibil­e?

«Sì, se parliamo di sussidi in quanto tali, escludendo crediti d’imposta e agevolazio­ni fiscali, che è un capitolo separato che vale parecchi miliardi». E che nessuno tocca mai. « Ridurre oggi un credito d’imposta significa che gli effetti si avranno nel 2017. Finora i governi non hanno avuto un orizzonte ampio e non avevano interesse a fare tagli di cui non La revisione della spesa pubblica, in inglese spending review, è il processo che mira a migliorare e razionaliz­zare le uscite complessiv­e dello Stato. Dopo l’esperienza di Carlo Cottarelli, ora la spending è affidata a Yoram Gutgeld e Roberto Perotti avrebbero usufruito con certezza». Ma sono tanti soldi. «Nell’ordine di miliardi. Ecco perché noi ci lavoreremo ma con un orizzonte più lungo, di un paio d’anni almeno».

È vero che i tagli alle spese ministeria­li sono tra i più difficili da realizzare?

«Diciamo che quest’anno cerchiamo di partire con anticipo per renderli effettivi».

Di razionaliz­zazione degli acquisti sentiamo parlare da anni. A che punto siamo?

« Un’opzione che stiamo esplorando è ridurre il numero delle centrali d’acquisto». Non è già stato fatto? «Si può sempre migliorare». « Tax expenditur­es » . Si riordinera­nno le famose 721 agevolazio­ni fiscali del rapporto di Vieri Ceriani? «Sono molto meno». Le taglierete? «Sì, quelle che si configuran­o come piccoli piaceri elargiti nel tempo a questo o quel settore».

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