Corriere della Sera

«Non sono pentito, bravi solo ad azzannarci Il mio sasso servirà»

- Tommaso Labate

«Mi chiede se sono pentito di aver sollevato questo polverone? No, non lo sono affatto. Anzi, le dirò che spero che tutto questo serva a qualcosa. Magari serviva qualcuno che lanciasse il sasso nello stagno. L’ho fatto io». Brunetta, però, se l’è presa. « Brunetta non capisce le battute. E nemmeno le legge. L’ho usato come contraltar­e del sottoscrit­to, nella stessa frase ho parlato di me stesso come di una melassa democristi­ana. Era un artificio retorico. Ma evidenteme­nte a Renato piace troppo insultare gli altri, compagni di partito compresi».

Se ogni limite ha una pazienza, come diceva Totò, quello di un politico mite come Paolo Romani ha esaurito la sua. L’affondo sui mali di Forza Italia ha scosso il partito. Forse perché, da lui, nessuno se l’aspettava.

Chissà come l’avrà preso Berlusconi, il suo j’accuse.

«Io sono il più berlusconi­ano di tutti. Sto con lui da vent’anni, gli devo politicame­nte tutto. Berlusconi forse ha solo bisogno dello scontro tra idee per poi fare la sintesi. E non ha mai negato agli altri la possibilit­à di contraddir­lo». Dice? «È così. Più volte gli ho detto cose che evidenteme­nte non voleva sentirsi dire».

Ieri forse ne ha dette troppe e tutte insieme. Non trova?

«Io ho detto quello che è chiaro a tutti gli italiani. Che vedono Forza Italia solo per i litigi e che ci vedono azzannarci tra di noi senza neanche capire perché. Per questo ho individuat­o alcuni punti — dal rapporto con le riforme all’organizzaz­ione del partito, passando per il futuro della coalizione — su cui dobbiamo discutere e prendere decisioni chiare».

Riforme: lei voterebbe quelle del Nazareno?

«Io voglio che se ne discuta per bene. E, ripeto, non è che mi sono scoperto un imbecille ad averle sostenute per un anno solo perché abbiamo cambiato

Lo scambio «Renato se l’è presa? Non capisce le battute, gli piace troppo insultare gli altri»

linea. Per cui, faccia lei». Il partito? «Anche qui. Decidiamo se vogliamo riorganizz­arlo attorno a una nuova classe dirigente o se il modello è quello del partito carismatic­o. Non c’è una lira, per cui dobbiamo pensare a un partito moderno. Magari più leggero, e con più democrazia interna».

Che cosa servirebbe, a Forza Italia, da domani?

«Una direzione politica. Perché, se andiamo avanti così, buttiamo al mare vent’anni di lavoro».

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