Corriere della Sera

Salvini: io non detto condizioni, nessun ostacolo per l’alleanza

E Bossi rievoca la sera in cui chiese scusa dopo lo scandalo: tra noi c’erano traditori

- DAL NOSTRO INVIATO Marco Cremonesi

«C’era un piano per far saltare la Lega. Quella sera i traditori erano anche tra di noi». Umberto Bossi è una pellaccia, mille ne ha viste, fatte e sentite. Ma l’amarezza non può essere cancellata, e «quella sera» lui non se la potrà mai dimenticar­e.

Il fondatore del Carroccio è tornato per la prima volta, dopo quasi tre anni, alla fiera di Bergamo. Ieri, per partecipar­e al gala per i trent’anni della Lega di Bergamo. Ma il 10 aprile 2012, nello stesso salone, andò in scena «la notte delle ramazze». La serata in cui Bossi chiese scusa per il comportame­nto dei suoi figli e Rosy Mauro (che al momento era da Bruno Vespa) fu cacciata da Roberto Maroni. Di fatto, quella sera si consumò la succession­e del «Capo» con lo stesso Maroni, si chiuse il braccio di ferro shakespear­iano iniziato qualche mese prima. E l’attuale governator­e lombardo fu incoronato segretario della Lega nel luglio successivo.

Il malumore di Bossi è tangibile anche nel seguito della serata, anche se di più non vuole dire. La frase sui traditori, però, gli sfugge. E lui non si da troppa pena per correggerl­a. Del resto, lo ha sempre sostenuto: le vicende giudiziari­e che hanno coinvolto il Carroccio nel 2012, l’annus horribilis, sono state un complotto.

E intanto, la Lega ha un nuovo leader. Matteo Salvini arriva a Bergamo accolto da cori, e continua con la sua scommessa. Far apparire l’alleanza con Forza Italia una variabile non poi così rilevante. I suoi rapporti con Silvio Berlusconi continuano a non arrivare a un dunque, anche se le elezioni si avvicinano. E così, minimizza il caso. È vero, dice, «non c’è nessun ostacolo all’alleanza con Forza Italia». E i rapporti con Berlusconi sono « buoni » . Quanto? « Come quelli con chiunque ci dia una mano a mandare a casa questo governo». In ogni caso, aggiunge, «io non ho alcuna condizione da imporre ma propongo idee alternativ­e alla sinistra». Resta il fatto che i due leader si parlano pochissimo. Troppi impegni, dice il «Capitano» leghista: «Ognuno ha i suoi impegni, quando le agende coincidera­nno ci incontrere­mo».

Ma ieri, per la Lega, era una sera importante. Bergamo è sempre stata l’anima profonda del Carroccio, la rocca più viscerale e devota. Se Varese è stata la culla e Treviso il simbolo del Carroccio di governo, Bergamo è la custode, il simbolo della Lega che a dispetto dei cambiament­i non cambia. È la terra di Pontida, la città del Giuramento e del Sacro Prato, acquistato dai militanti per un paio di miliardi (in lire). Sono le valli pronte a prendere il fucile (Bossi dixit) contro Roma ladrona. È proprio per questo, Bergamo è la prova che il brand è più forte di tutto: il lepenismo, la Lega nazionalis­ta, l’apertura al Sud sono stati inghiottit­i, sembra, senza troppi tormenti. Matteo Salvini lo sa e lo dice: «Questa è una festa per il futuro. Perché abbiamo tenuto duro in momenti difficili e ora siamo ai massimi storici. E dunque questa non è una festa di nostalgia, l’obiettivo è andare a governare».

Il dialogo

Non è stato ancora ufficializ­zato nessun tipo di accordo per le Regionali tra Lega e FI. Berlusconi potrebbe sostenere Zaia in Veneto se in Liguria Salvini lasciasse spazio a un candidato azzurro e non presentass­e liste di disturbo in Puglia e Campania

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