«Il modello Bbc? Non si poteva abolire la Vigilanza»
Il sottosegretario Giacomelli e la riforma di viale Mazzini: aperti a correzioni
resta la Vigilanza?
«Con i due comitati avremmo dovuto abolire la Vigilanza e Renzi ha giudicato eccessivo, per riguardo al Parlamento, che fosse il governo a chiedere la fine di una bicamerale. Nel progetto la Vigilanza è ricondotta al suo compito di indirizzo, non più costretta a pronunciarsi, come ho visto nelle recenti audizioni convocate dal presidente Fico, sulla politicizzazione di una valletta, sulla scelta di un conduttore o di un altro, sui secondi in più a un assessore o a un deputato. La riforma riporta ciascuno al proprio ruolo. La Vigilanza non nomina i consiglieri né si occupa della gestione ma indirizza, il capo-azienda decide, il Consiglio tiene aggiornato il Parlamento sul rispetto della missione. Oggi tutti fanno tutto…».
L’ex ministro Maurizio Gasparri sostiene: hanno lasciato la mia legge quasi così com’è…
«Beh, allora mi aspetto che voti a favore e non presenti mille emendamenti per imbrigliare il ruolo dell’amministratore delegato e riportare il timone verso la solita trattativa tra Cda e forze politiche. Il disegno di legge punta a una Rai ricollocata nell’ambito del codice civile, evoluta in media company, in grado di pensare a prodotti per tutte le piattaforme, di realizzare fiction e documentari anche per il mercato internazionale, di giocare un ruolo nell’alfabetizzazione digitale e perno dell’industria culturale nazionale».
Ma l’amministratore delegato sarà espresso dal governo. Non è mettere le mani sulla Rai, comunque?
«Oggi il direttore generale è indicato dal ministero dell’Economia, è sempre stato così. L’amministratore delegato non risponderà all’esecutivo ma a un Cda con quattro membri votati da Camera e Senato e un rappresentante eletto dai dipendenti nel nome di una comune assunzione di responsabilità. Non c’è nessuna mano sulla Rai».
Per il consigliere Rai Benedetta Tobagi, la riforma è solo un ritocco e così la Rai resta ai partiti e al governo…
«Solo con questo governo, e con questa proposta, si è superata la tripartizione della riforma del 1975. La consigliera Tobagi era alla Rai prima del nostro arrivo e non mi sembra sia accaduto niente. Abbiamo deciso la privatizzazione di Rai Way. Tutti annunciavano il flop e invece è stato un successo e Rai Way ha interessato i mercati internazionali. Il direttore generale Luigi Gubitosi ha lavorato bene sulla parte finanziaria e sulla riforma dell’informazione. Dobbiamo proseguire sulla strada intrapresa».
Ma ci sono margini di trattativa per arrivare a un testo unitario?
«Certo. L’importante è chiarirsi gli obiettivi. Noi li abbiamo dichiarati. Se qualcuno proporrà correzioni più efficaci sulla governance siamo pronti al confronto. A patto che non sia un modo per tornare indietro e riportare davvero i partiti nella Rai»
Se Gasparri dice che non abbiamo cambiato nulla, voti a favore