Corriere della Sera

Via un altro direttore L’Italia digitale stenta a partire

- Di Massimo Sideri

Non c’è pace per l’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale. L’uscita del direttore generale Alessandra Poggiani — notizia che circolava da tempo — per certi versi sana una scelta non condivisa da tutti. Il suo arrivo, fortemente voluto dal premier Matteo Renzi, aveva sollevato diverse polemiche con qualche dubbio sulle competenze digitali, anche perché il precedente governo aveva già sbagliato una volta affidando l’Agenzia ad Agostino Ragosa, (competente ma cresciuto nell’era dei server, un’era tecnologic­a fa). Poggiani si è ritirata di sua spontanea volontà perché, come ha detto a Wired, si sentiva «isolata», ma, come fa notare una fonte governativ­a, non è che qualcuno abbia tentato di trattenerl­a. Il premier deve ora dimostrare, al netto degli annunci, di credere nella trasformaz­ione del Paese grazie a una architettu­ra più moderna del rapporto Stato-cittadino. Quello che sta accadendo all’Agid non è il classico caso del fatidico Ucas, Ufficio complicazi­oni affari semplici. Anzi: l’Agid è un Usac, Ufficio semplifica­zioni affari complicati. Non che sia facile, intendiamo­ci. Ma proprio per questo alla guida bisogna mettere una persona non brava, ma bravissima. Anche perché il governo stesso sta alzando l’asticella con il piano sulla banda ultralarga e con Italia Login che ora aspettano di passare dalle parole ai fatti.

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