Corriere della Sera

Sunniti e sciiti tra Maometto e gli imam Le origini della Grande Spaccatura

- Guido Olimpio

come le fazioni radicali siriane siano quelle con maggiori capacità militari.

Per questo attacco al Nusra ha messo in piedi un «cartello» di gruppi, tutti riconducib­ili ad una linea islamista e rivale del Califfato. Sotto la sigla Jaysh al Fateh si sono riuniti Ahrar al Sham, Jund al Aqsa, Liwa al Haqq, Jaysh al Sunna, Ajnad al Sham e Faylaq al Sham. Diverse migliaia di combattent­i, bene armati, che hanno lanciato una serie di incursioni per indebolire le difese nemiche. Oltre alle consuete armi — lanciarazz­i, artiglieri­a, mortai veri e rudimental­i — gli insorti hanno impiegato gli attentator­i suicidi. Due di loro, stranieri, a bordo di mezzi blindati riempiti d’esplosivo, hanno colpito postazioni importanti aprendo brecce dove si sono infilati i loro compagni. E dopo duri scontri la coalizione ha piegato i governativ­i.

Al Fateh rafforza così la presa sul Nordovest e minaccia la strada — vitale — che collega Aleppo alla capitale. Si presenta così come interlocut­ore ancora più importante per i vari sponsor che finanziano il movimento islamista in Siria. alcuni aspetti del rituale e del credo. Altre sette sciite sono in numeri spesso ridotti e a volte hanno concezioni più estreme, esoteriche o iniziatich­e. Basti pensare ai drusi, agli alauiti in Siria, al potere con la famiglia Assad, oppure agli ismailiti noti in Occidente soprattutt­o per il loro capo spirituale, l’Agha Khan. Oppure ai zayditi dello Yemen, sciiti moderati assai vicini ai sunniti.

La statua di Assad

Miliziani qaedisti depositano vecchie scarpe su una statua dell’ex presidente Hafez al Assad, padre dell’attuale leader Bashar, nella cittadina di Idlib, conquistat­a ieri dai fondamenta­listi ( Le differenze tra loro derivano da contrasti storici nell’identifica­zione dei legittimi imam, ma soprattutt­o nel ruolo religioso, più o meno accentuato, che viene loro attribuito.

I sunniti hanno sempre guardato con sospetto ai sostenitor­i di concezioni sciite. Li accusavano di attribuire troppa importanza agli imam e a volte persino di divinizzar­li, La fazione qaedista, prima di assaltare Idlib, ha inoltre sbaragliat­o le brigate ribelli che avevano beneficiat­o dell’aiuto degli Stati Uniti.

La vittoria di Idlib è ancora più significat­iva perché dimostra l’abilità di al Nusra di incassare i colpi. Appena poche settimane fa alcuni dei suoi principali dirigenti militari sono stati uccisi da un raid attribuito al regime che li ha sorpresi nel corso di una riunione. Attacco che seguiva informazio­ni su manovre da parte del Qatar, tra i principali sostenitor­i: l’emirato avrebbe esercitato pressioni sui mujaheddin affinché rompessero con la casa madre qaedista.

Il tradiziona­le quadro fluido dove si aggiungono i rapporti con l’Isis: i due movimenti sono rivali, ma in questa fase tutto può accadere. In attesa Bashar Assad, che ha dovuto cedere terreno a Idlib: venerdì il presidente si è detto pronto al dialogo con gli Usa e magari per arrivarci userà la carta del nemico comune qaedista. e quindi di allontanar­si dalla direzione tradiziona­le che poi si affermò nel sunnismo, fondata su Corano e Sunna di Maometto. Gli sciiti furono di conseguenz­a quasi sempre oppositori o pericolosi antagonist­i nelle lotte politiche che attraversa­rono il mondo islamico, anche se conobbero alcuni brevi successi, con dinastie che ne sposarono le tesi e che quindi si fecero promotori di diffondere il loro credo. L’esempio più fortunato è quello della dinastia safavide che si affermò nel 1500 in Iran. Grazie alla loro azione politica e il loro sostegno allo sciismo imamita, l’Iran divenne un Paese a maggioranz­a sciita. Nel resto del mondo islamico, tuttavia, e nel corso dei secoli, gli sciiti sono stati una minoranza perseguita­ta, quando non confinata in aree impervie. La loro storia di sofferenze è ben rappresent­ata dall’imam Hussein, il figlio di ‘Ali, fatto trucidare dal califfo omayyade sunnita nel 680 d.C. a Kerbela, nell’odierno Iraq.

Tale divisione segna la realtà del mondo islamico anche oggi e determina gli schieramen­ti delle grandi potenze sunnite come Arabia Saudita e Turchia da un lato, e di quelle sciite dall’altro, come Iran e forse, in un prossimo futuro, l’Iraq. Pallidi tentativi ecumenici hanno cercato di riavvici-

@guidoolimp­io nare nel XX secolo sunnismo e sciismo imamita, ma sempre con scarso successo. Il crollo degli Stati nel mondo arabo iniziato nel 2011 e la conflittua­lità che ne è seguita ha invece ravvivato la divisone confession­ale e riaperto ferite sopite da regimi autoritari. E dopo Iraq e Siria, anche lo Yemen rischia di esserne travolto. Dall’arabo shi‘at Ali, «la fazione di Ali», formano un ramo minoritari­o dell’Islam. Ritengono che la guida suprema debba spettare esclusivam­ente ai discendent­i di ‘Ali, cugino e genero di Maometto. Costituisc­ono il 90% dei fedeli islamici e prendono il nome dal termine Sunna (consuetudi­ne). Alla guida prevedono una figura eletta da una ristretta cerchia della Comunità islamica, che una volta era il Califfo.

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