La vicenda
L’investitura di Ali da parte di Maometto nel sito di Ghadir Khumm, il 10 marzo del 632, in un codice miniato di Ilkhanid. Ali era cugino e genero del Profeta, e secondo gli sciiti solo la sua discendenza può assumere la guida dell’Islam
La divisione tra sunniti e sciiti ha segnato la storia dell’Islam fin dalle origini. La frattura risale alla morte del profeta Maometto nel 632 d.C. Per i sunniti il legittimo successore fu Abu Bakr, scelto dai compagni di Maometto e che divenne il primo Califfo, senza alcun ruolo religioso ma solo il dovere di garantire l’ideale unità della comunità. Per i sunniti, infatti, bastano Corano ed esempio del profeta Maometto per guidare i credenti. Gli sciiti sostenevano invece che il legittimo successore di Maometto fosse ‘Ali, suo genero. Il loro nome viene da Shi‘at ‘ Ali, che vuol dire «Partito di ‘Ali». Politica e religione si saldano in tale rivendicazione. Secondo gli sciiti, infatti, Dio non poteva lasciare la comunità musulmana senza una guida religiosa. Per questo affermavano che eredi di Maometto dovessero essere gli imam, guide spirituali e allo stesso tempo discendenti e successori di ‘Ali.
Sull’identificazione di questi imam, gli stessi sciiti si divisero ben presto in sette diverse. Lo sciismo oggi più diffuso nel mondo islamico è quello cosiddetto imamita, o duodecimano, perché identifica una successione di dodici imam. Gli imamiti accusano i sunniti di aver alterato il Corano e si differenziano solo in