Ragazze rapite, perché nessuno parla più di voi?
piano finchè non si concluderanno le elezioni e non ne annunceranno i risultati. I partiti politici hanno acquistato per la campagna elettorale ore di passaggi radio e tv, dozzine di pagine sui giornali. Programmi di attualità e spazio sui quotidiani di opinione si sono
Tecnologia Lettore per le impronte digitali alle urne (60 milioni di elettori) sprecati nper adulare o giustificare Jonathan o Buhari. Le ragazze di Chibok e noi cittadini non siamo la priorità di nessuno, fino a nuovo avviso.
A volte mi chiedo se siate davvero ansiose di tornare a casa, come credono gli attivisti del movimento # Bring- BackOurGirls e molti di noi. Siete nigeriane, dopo tutto, e noi nigeriani ci adattiamo alle circostanze disgraziate con una certa facilità, accettando la nostra condizione senza aspettarci grandi cambiamenti. Non ci importa che i politici depredino le risorse nazionali. Se dai rubinetti non scorre più acqua, scaviamo pozzi nel cortile. Se le strade sono sempre più impraticabili, risparmiamo per comprarci il SUV. I due principali partiti ci offrono di scegliere tra un presidente perdente e un ex-dittatore; ignoriamo le numerose mancanze dei candidati per aggrapparci, invece, ai loro scarsi risultati positivi.
Non è che, non aspettandovi alcun cambiamento della vostra situazione, vi siate adattate velocemente alla nuova vita? Siete a vostro agio come mogli di delinquenti e assassini? Avete perso la speranza di rivedere i vostri genitori? Ora comprendete il modo di vivere dei terroristi? Alla fine vi sembra che la loro ideologia abbia senso? Pare che dozzine di ragazze occidentali hanno abbandonato spontaneamente le famiglie per unirsi a quei mostri dell’Isis in Siria. Siete solidali con l’iniziativa di quelle ragazze? In quel caso, però, c’è una bella differenza tra essere rapite nel cuore della notte e la decisione, stupida o meno che sia, di abbandonare la famiglia. Per favore, scusate questa mie speculazioni. Sono cose che si pensano quando la situazione appare sempre più compromessa, magari per stemperare l’orrore al pensiero di una giovane e promettente vita in ostaggio di una crudele prigionia.
Forse la situazione non è così senza speranza come sembra. Dopo tutto, questa è la Nigeria. Spesso penso che la nomea attribuitaci dall’America sia giustificata. La Nigeria è il vero «Paese di Dio». Ogni volta che la situazione appare così grave che gli osservatori ci immaginano vicini all’implosione, ci solleviamo, ci scrolliamo la polvere di dosso e arranchiamo in avanti. La Nigeria è sopravvissuta a una guerra civile, a sommosse religiose e a parecchi scontri tribali. Siamo sopravvissuti a colpi di Stato e tumulti elettorali.
Arriverà il giorno in cui Boko Haram apparterrà alla storia, i ribelli saranno arrestati e puniti. Non vedo l’ora di festeggiare con il resto del mondo la vostra liberazione dalla prigionia. Che venga presto quel giorno.
( traduzione di Ettore Claudio Iannelli)