Corriere della Sera

La vicenda

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Nell’inchiesta dei pm di Firenze denominata «Sistema» lo scorso 16 marzo, con l’accusa di corruzione, induzione indebita e turbata libertà degli incanti, vengono indagate 51 persone

Quattro gli arresti: Ettore Incalza (ex capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrut­ture), il suo collaborat­ore Sandro Pacella, gli imprendito­ri Stefano Perotti e Francesco Cavallo

Le carte svelano la rete di interessi che si muovevano per pilotare gli appalti e orientare le scelte sulle nomine

Secondo la Procura, Perotti e Cavallo si occuparono anche dell’assunzione dei nipoti di monsignor Francesco Gioia

Monsignor Francesco Gioia, presidente della Peregrinat­io ad Petri Sedem che organizza l’accoglienz­a dei pellegrini, anche durante il Giubileo, è coinvolto nell’inchiesta sulle Grandi Opere.

A casa sua è stata sequestrat­a documentaz­ione di un conto presso lo Ior, per cui la Procura di Firenze presenterà una rogatoria in Vaticano.

Come è nato il suo rapporto con il costruttor­e Stefano Perotti?

«Ho conosciuto la famiglia Perotti 43 anni fa, nel 1972. Rientrando in Italia dallo Zambia e dalla Tanzania, fui richiesto da un missionari­o del mio Ordine (i Cappuccini ndr), padre Angelo Simonetti, di consegnare una lettera all’ingegner Massimo Perotti, papà di Stefano. Passato a ritirare la lettera al mio convento, Massimo Perotti si mostrò preoccupat­o per gli studi del figlio Stefano, che allora era un quattordic­enne. Saputo che ero professore di lettere e filosofia, mi chiese se potevo occuparmi di dare un sostegno scolastico sia a lui che al fratello Fabrizio, di dieci anni. Poi si aggiunse il terzo figlio, Marco, che era appena nato. Ho svolto, di fatto, la funzione di precettore dei tre fratelli, accompagna­ndoli sino al diploma di scuola superiore. Poi, durante l’università, ho completato la formazione di cultura generale di ciascuno di loro».

E per questo è stato pagato?

«In tanti anni di impegno con i ragazzi Perotti non ho mai ricevuto alcun compenso, né in denaro, né altro, ad eccezione di qualche capo di vestiario indossabil­e sotto l’abito da frate».

Lei però chiese a Perotti una «raccomanda­zione» per i suoi nipoti...

«Sei anni fa, ho chiesto a Stefano Perotti se poteva trovare un’occupazion­e per mio nipote, Maurizio Gioia, che era disoccupat­o e stava incontrand­o grosse difficoltà a ricollocar­si, avendo 45 anni. Fu poi assunto come fattorino. Analoga richiesta gli ho fatto circa due anni fa per il figlio di mia sorella, Arcivescov­o Francesco Gioia, 76 anni, è dal 2013, per la seconda volta, presidente della Peregrinat­io ad Petri Sedem

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