Corriere della Sera

«Non siamo dei vandali» Diario dal mondo eliski

L’operatore: prima era alla buona, bastava il sì del sindaco

- DALLA NOSTRA INVIATA Andrea Pasqualett­o

A Firenze Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Nella tragedia della Val di Susa ha rivisto la montagna del Kamchatka, l’eliski, la discesa, la slavina. Era il 7 febbraio scorso e Nicola Sartori, quarantadu­enne imprendito­re vicentino, lo ricorda bene: «Ore dieci e quaranta: ho visto screpolars­i la neve davanti a me. Si è formata un’onda di un paio di metri. Prima di perdere l’equilibrio ho tirato l’airbag dello zainetto. Poi ho visto il buio, poi la luce, poi di nuovo il buio. Ho pensato ai miei figli, a mia moglie, alla fine. A un certo punto tutto si è fermato ed ero sotto mezzo metro di neve. Sono riuscito a liberarmi un po’, sono arrivati gli altri e mi sono salvato». Sartori è un miracolato del fuori pista, della neve fresca, dell’eliski. E miracolata è stata anche la guida russa che lo precedeva, esattament­e come venerdì scorso Luca Prochet precedeva Mathieu Ricchi fra il manto candido del Terra Nera.

Come Sartori, Luca e Mathieu sono stati inghiottit­i e frullati dal vortice di neve e ghiaccio. Come lui hanno tirato l’airbag di sicurezza per tentare di galleggiar­e sull’onda. Ma l’epilogo in Val di Susa è stato tragicamen­te diverso perché la slavina ha restituito due corpi senza vita.

«Terribile e posso ben capire cos’è successo — racconta Sartori —. Il fatto è che quando sei lì non percepisci il rischio, la neve sembra tenere, c’è una guida che ti apre la strada e tu ti fai coinvolger­e dalle emozioni, dalla sciata in libertà in posti irraggiung­ibili. Sensazioni uniche. Vittime provocate dalla valanga del monte Terra Nera, in Val di Susa: una guida e uno scialpinis­ta che avevano raggiunto la vetta con l’elicottero

«È l’intera Italia che guarda all’Expo». A 34 giorni dall’inaugurazi­one dell’evento milanese, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conclude a Firenze la due giorni di lavoro in preparazio­ne della Carta Milano, eredità culturale dell’evento: «Il risultato sarà positivo — dice forzando rispetto al discorso scritto dove c’era un “se” — e ad avvantaggi­arsene sarà il capitale sociale del Paese, bene collettivo che ne uscirà arricchito non soltanto nella dimensione infrastrut­turale ma in quella, ancora più rilevante, della creazione dei saperi». Al Purtroppo però la montagna può tradire». In Russia si fanno anche sessanta discese al giorno e l’elicottero vola quasi ininterrot­tamente. In Italia è diverso. Il velivolo è più piccolo, i gruppi sono meno numerosi, quattro cinque sciatori al massimo. Per il resto è tutto uguale: si raggiunge la vetta e ci si butta giù su pendii di neve soffice e intonsa. Una vertigine. E una passione che ha preso piede negli ultimi anni fra le cime alpine.

«A Cortina se l’era inventato presidente Mattarella interessa soprattutt­o il tema di Expo, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita: «Un’occasione feconda per ridefinire opzioni su materie come i suoli e il loro uso, l’acqua, l’equilibrio ecologico, la ricerca e gli scambi internazio­nali». Questioni sulle quali l’Italia si propone come centro di un dibattito internazio­nale che avrà il suo fulcro, appunto, nella Carta Milano: il documento che sarà presentato il 28 aprile prossimo sui temi del diritto al cibo, della sostenibil­ità, della lotta allo spreco e che verrà sottoposto alla firma di chi verrà a visitare l’Expo, delle istituzion­i, delle aziende, della società civile e che, in ottobre, sarà Tra le nevi Eliski sulle Dolomiti. A Cortina d’Ampezzo la guida alpina Davide Alberti organizza uscite con elicottero e sci: massimo 4 passeggeri equipaggia­ti con Arva e zainetto airbag presentato all’Onu. Mattarella vede l’Expo come «un veicolo efficace di elaborazio­ne culturale e di promozione educativa» ed è il messaggio di questa due giorni. Al di là delle questioni sui ritardi in cantiere («Ma sono sereno e ce la faremo», insiste il commissari­o Giuseppe Sala), a Firenze si gioca la carta del coinvolgim­ento di grandi personalit­à. Ecco allora Emma Bonino, che all’Expo ha creduto fin dal 2007, che insiste sul ruolo delle donne e auspica che il suo Women for Expo rimanga anche per le edizioni di Astona 2017 e Dubai 2020. Ecco Romano Prodi, che da premier aveva voluto la candidatur­a di Milano, tenere una lezione sulla politica del cibo («Bisogna portare Natalino Menegus che aveva sette elicotteri. Io ho ereditato il mestiere da lui, ho imparato i posti, i trucchi», spiega Davide Alberti, istruttore cortinese di guide alpine, scialpinis­ta con elicottero a disposizio­ne. «Da tre anni ho anche reso ufficiale la cosa, tutto regolare. Prima si risorse alla ricerca nelle nostre Università e nei nostri istituti, la ricerca in agricoltur­a è cenerentol­a nel nostro sistema, che già è cenerentol­a nel sistema di ricerca mondiale»). Ecco imprendito­ri italiani del settore enogastron­omico, volti noti come quelli di Carlo Cracco e Lidia Bastianich, la lezione di Piero Angela sullo spreco dell’acqua, ecco la procession­e di ministri. Ed ecco i videomessa­ggi di Ban ki Moon e del premio Nobel Aung San Su Kyi. Tutti tifano per Expo. Che, come garantisce il ministro Maurizio Martina, regista della kermesse fiorentina, «sarà la svolta che il Paese aspetta». faceva un po’ così, senza tante carte, ci si metteva d’accordo col sindaco e via». Ha due mete preferite: la Punta Nera sopra il Faloria e il Sorapis. « Posti splendidi, luoghi dell’anima. Prepariamo la piazzola, la battiamo bene, e atterriamo». Il costo? «Quattrocen­to euro, si sale anche tre quattro volte al giorno e si possono vedere posti diversi». I puristi della montagna ci vedono piuttosto una contaminaz­ione delle vette. «Non è così, io sono il primo a non volerla: non ci sarà mai la massa di gente che sale. Si fanno trenta giornate al massimo all’anno. E poi non si danneggia né l’ambiente né la fauna».

Il problema è la sicurezza: discese estreme, nevi imprevedib­ili. «Questo non dipende dall’eliski. Bisogna comunque sempre viaggiare in sicurezza: condizioni meteo ottimali, pilota esperto, tecnico, guida, massimo quattro passeggeri equipaggia­ti con Arva e zainetto airbag. Io non ho mai avuto problemi».

Ieri la Pure Ski company & helicopter che venerdì aveva organizzat­o la giornata sul Terra Nera, teatro della tragedia, ha scritto un comunicato che un po’ allarma: «Nonostante condizione meteo, temperatur­e basse e condizioni di neve non rischiose, si è verificato un importante distacco del manto nevoso. Una valanga imprevedib­ile, non causata dagli stessi sciatori... È stata una tragica fatalità».

Sartori pensa al Kamchatka: «Non mi fido più».

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