Nanni, il cinema e Fellini: per lui ero un Savonarola
Incontro con Moretti a Bari. «Non ho un grande talento»
«È stato contento della sua lezione di cinema?», chiede un malcapitato cronista. Lui lo fulmina così: «Non è stata una lezione». Chiamiamola performance. «Lui» è Nanni Moretti, che ha chiuso il Festival di Bari, dove ha ricevuto il premio «Fellini»; bandite le domande del pubblico, moderatore il critico francese e suo amico Jean Gili, il quale ricorda il giudizio che su di lui diede Fellini: «Mi fa piacere sapere che esiste nel cinema italiano un giovane Savonarola, io che sono un vecchio papa corrotto».
«Accolgo con serenità questo giudizio, ma sono sicuro che Fellini non ha mai visto un mio film, non gli interessava assolutamente vedere i film degli altri. Non era snobismo: era totale disinteresse. Quando andai al suo funerale a Cinecittà, mi colpì la bara troppo piccola. Mi venne fuori uno sguardo strano, troppo severo. Una delle Rik Battaglia, all’anagrafe Caterino Bertaglia, morto ieri a 88 anni nella sua casa presso Rovigo dove era nato il 18 febbraio 27, è stato un self made actor, uno dei sex symbol nel cinema degli Anni 50, più duro e macho di Cifariello, Salvatori e Arena, venuto da umili mestieri di provincia. La fortuna fu incontrare, lui dietro il banco, Mario Soldati con Carlo Ponti per un caffè, il regista che lo volle protagonista della Donna del fiume del ‘54, con Sophia Loren nei panni hot pants d’una «anguillara» del Delta del Po sedotta e abbandonata dal bel contrabbandiere (insieme nella foto). Frequentando letterati doc che scrivevano per il cinema (Parise, Pasolini, Moravia, Flajano), Battaglia, dopo poche cose di cui sono fiero è di non averlo mai costretto a vedere i miei film. Forse parlava di me come personaggio, non di me come regista».
Ecco, il personaggio Moretti finisce col prevalere anche stavolta: « Quando incontro il pubblico mi sembra di non rispondere mai alle domande, non le capisco, mi appoggio a un concetto. Mi chiedono: è vero che la tv rimbambisce? È come se non volessero la mia opinione, ma la verità».
Passa in rassegna il suo cinema, centrando il racconto su Caro diario, il film che nel 1994 gli valse il premio alla regìa a Cannes. E fa un diario del suo « diario » : « Cercai di fare in tempo per la Mostra di Venezia, poi per fortuna le cose sono andate in modo diverso».
Il film era nato come cortometraggio, di uno dei tre capitoli si chiese che senso avesse «una vespa che se ne va in giro per Roma?». Le musiche del belga Wim Mertens «non andavano un altro melò ( La risaia di Matarazzo con la Martinelli, tutte copie di Riso amaro) frequentò il Centro Sperimentale, poi s’imbarcò nei generi più popolari del made in Italy, protagonista di molti peplum ( Orlando e i Paladini di Francia, Ester e il Re, Sodoma e Gomorra di Aldrich) ed eroe a cavallo di western spaghetti, anche con Leone ( Giù la testa) e Damiani ( Un genio, due compari e un pollo) e dividendo i cazzotti con Bud Spencer e Terence Hill. Fra i suoi 100 titoli, fra cui Nina con la Minnelli, pure Una giornata balorda di Bolognini e Addio fratello crudele di Patroni Griffi. (Maurizio Porro)
Il nuovo film Nanni Moretti (61 anni) con Margherita Buy (53) in una scena di «Mia madre», in uscita il 16 aprile bene per niente, Michael Nyman è più bravo e disponibile», alla fine si affidò «con un certo imbarazzo» a Nicola Piovani; sull’episodio alle Eolie, Renato Carpentieri gli disse che l’elicottero con loro due e l’altro attore, Antonio Neiwiller, sarebbe precipitato, i giornali avrebbero titolato: «Morto Nanni Moretti e due attori napoletani; “noi saremmo solo due attori napoletani”», ironizzò Renato. Il quale appare in una scena tagliata, quando a Vulcano vuole incontrare Mike Bongiorno. C’era un quarto capitolo, con Silvio Orlando nei panni di un regista senza talento che convinse tutti i critici tranne uno, ma lo tagliò.
«Ancora una volta cominciai un film senza essere pronto e pensavo che nessuno sarebbe andato a vederlo. Non credo di avere un grande talento, altri registi hanno un rapporto più leggero con il proprio lavoro». Caro diario è più libero rispetto a film più scritti, come Mia madre, che uscirà il 16 aprile, su cui l’amico critico semplicemente sorvola. Ma dice che La Cosa, il documentario sullo smarrimento dei militanti comunisti dopo la fine del Pci, andrebbe rivisto. «Si può anche sopravvivere senza», risponde Nanni. Come ti è venuta l’idea di Habemus Papam, un Papa che si ritira? «Lasciamo il mistero». La messa è finita, rompiamo le righe.
«Caro diario» era nato come un corto, lo cominciai senza essere pronto e pensai che nessuno sarebbe andato a vederlo Altri registi hanno un rapporto più leggero con il lavoro