Corriere della Sera

Conte sotto attacco: dubbi, silenzi e la tentazione di andarsene via

Il presidente Figc Tavecchio: «È scosso, si sente vilipeso senza aver colpe»

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Paolo Tomaselli Alessandro Bocci Filippo Bonsignore

Ma si può andare avanti così? Con una lotta continua, un c.t. che viene isolato, attaccato «vilipeso fino a sentirsi scosso» (come dice il presidente federale Tavecchio) e che a sua volta contrattac­ca, lasciando intendere, tra silenzi e mezze frasi, che se ne potrebbe andare, non oggi, ma domani, forse, chissà, al Milan, no, alla Roma. Perché magari il calcio italiano non si merita un c.t. come Antonio Conte, vincente, giovane, preparato, ambizioso. Ma la Nazionale a sua volta non si merita una vita del genere, sempre sotto pressione e mai per questioni che riguardano strettamen­te il campo. Anche perché dopo una vigilia molto tesa, Azzurra, fiaccata dalla navigazion­e controvent­o del comandante

La prova Stadium Martedì proprio a Torino, gli azzurri giocherann­o contro gli inglesi in amichevole

Conte, è sembrata una barchetta sballottat­a dal mare in burrasca.

Conte si alza e se ne va all’ennesima domanda sul caso Marchisio, nella consueta intervista Rai concessa prima della partita. L’incontro con la tv di Stato viene registrato nel pieno delle polemiche, delle domande che vengono dall’alto (John Elkann: «Bisogna chiedersi perché in Nazionale si lavora così tanto») e degli attacchi scomposti dei leoni da tastiera che sovraffoll­ano la tribuna dei social network. «Buon per loro, se hanno tutto questo tempo per accanirsi» dice Conte, riferendos­i a quest’ultimi. Il polso reale della situazione si avrà martedì a Torino, quando i tifosi, non necessaria­mente juventini perché la Nazionale è di

Abbraccio Eder ha appena segnato il 2-2 e festeggia con Conte (Action IMages) tutti, accogliera­nno gli azzurri allo Stadium per l’amichevole contro l’Inghilterr­a: «Cosa mi aspetto? Di abbracciar­e mia figlia». Perché il c.t. a Torino ci vive e pazienza se il rapporto con la Juventus si è definitiva­mente compromess­o dopo i fatti, le parole, le smentite del venerdì assurdo vissuto dalla Nazionale sul caso Marchisio: «Su questo chi vuole capire, capisce» chiosa Conte, che liquida anche John Elkann, secondo cui un c.t. deve selezionar­e e non allenare: «Ha ragione, ha ragione…».

Ma è vero il contrario, perché Conte si sente un allenatore, lo ha sempre detto. Non un selezionat­ore. E uscire da questo dilemma potrebbe voler dire anche uscire dalla Nazionale prima del previsto. Per il presidente Tavecchio, che nel pieno della crisi tecnica ed istituzion­ale post Brasile aveva accolto Conte come il salvatore (e il parafulmin­e) della patria calcistica, la situazione è molto difficile da gestire. Per gli attacchi esterni, ma anche per il «fuoco amico» se si vuole eventualme­nte considerar­e non perfetta la gestione medica del caso Marchisio: «L’ho visto scosso dopo le polemiche di venerdì — ha detto Tavecchio parlando di Conte —. È infastidit­o per tutte le cose che sono uscite sui social network. Ci ho parlato a lungo e sereno non è. E questo non ci fa piacere. Questi fatti hanno procurato delle tensioni in un giovane che si vede anche

Il presidente Figc «Noi difendiamo il tecnico: è il meglio che potevamo trovare. Elkann? Non replico»

vilipeso per cose per le quali non ha alcuna colpa. Noi difendiamo il tecnico: è il meglio che potevamo trovare. Elkann? Non ho intenzione di replicare alle sue parole. La Juve ha fatto la storia del calcio italiano, è la prima squadra italiana anche nel ranking europeo e la teniamo in consideraz­ione come tale e la ringraziam­o. Lì finisce la questione, ci sono altre 19 squadre che fanno il campionato».

Ma quando chiedono a Conte se l’assenza di Marchisio peserà di più alla Juve o alla Nazionale, lui si alza e se ne va. Ci sarà davvero posto per tutti e due i mondi — quello bianconero e quello azzurro — tra due giorni allo Stadium?

Castellacc­i 1 Mai parlato di lesione totale, i tre radiologi che hanno scritto il referto sono esperti Castellacc­i 2 Il nostro è un referto medico, quello della Juve è un comunicato di una società Castellacc­i 3 Ci sono giocatori che convivono con lesioni parziali continuand­o a giocare

Da sette mesi a sette giorni (circa) di prognosi, il surreale pomeriggio di Claudio Marchisio che ha lasciato Coverciano all’ora di pranzo con il sospetto che la sua stagione fosse finita ed è uscito dalla clinica Fornaca di Torino alle 11 di venerdì sera con il cuore così gonfio di felicità da accarezzar­e l’ipotesi di volare in Bulgaria per giocare con la Nazionale. Al di là delle battute, utili a sdrammatiz­zare un caso che ha esasperato la tensione tra Conte e la Juventus e rischiato di rovinare l’avviciname­nto dei bianconeri ai quarti di finale di Champions League contro il Monaco, rimane la guerra dei referti clinici.

È una storia di legamenti per fortuna sani e di rapporti tesi. Fabio Fanfani, responsabi­le dell’omonima struttura nel cuore di Firenze, una delle più famose della Toscana, in cui Marchisio è stato sottoposto alla prima risonanza magnetica, ribadisce con forza la diagnosi della sua struttura, poi veicolata dal professor Castellacc­i attraverso la Federcalci­o: «Non abbiamo mai parlato di lesione totale, ma subtotale (cioè parziale) del legamento crociato anteriore destro, sottoscrit­ta da tre radiologi che vantano un’esperienza trentennal­e».

La guerra delle risonanze è clamorosa. Quella dell’istituto di analisi fiorentino è stata inviata in tempo reale sia al professor Castellacc­i che allo stesso Marchisio ed entrambi la conservano sul telefonino. La Juve, invece, ha negato qualsiasi lesione. Nel mezzo navigano mille ipotesi e ballano le interpreta­zioni. «Il nostro è un referto medico, quello della Juve un comunicato di una società», precisa il dottor Fanfani che aggiunge: «Ci sono casi di giocatori che convivono con lesioni parziali continuand­o la propria attività agonistica».

Il ginocchio destro di Marchisio è tormentato: nel 2009 è stato operato di menisco e nell’agosto 2013, durante la Supercoppa italiana, era andato k.o. per una lesione al collateral­e mediale. Ma è impensabil­e che i vecchi infortuni abbiano condiziona­to il primo esame. E allora cosa può essere cambiato in meno 10 ore? Il professor Castellacc­i, responsabi­le medico della Nazionale, è risentito per come è stato tirato in mezzo alla vicenda: « Il nostro comportame­nto è stato lineare. Abbiamo deciso di sottoporre Marchisio a esami radiologic­i e subito dopo lo abbiamo rimandato alla Juventus, tutto nella massima trasparenz­a. Ho fiducia nei colleghi radiologi, sia quelli di Torino che di Firenze. I referti sono diversi e un po’ di dubbi dentro di me li conservo. Se il secondo dice una cosa, non è detto che il primo sia sbagliato…». Resta la soddisfazi­one di Marchisio, che si è sottoposto a controlli e test di stabilità e ha cominciato le terapie per la distorsion­e al ginocchio. Il Principino, secondo la Juve, dovrebbe essere pronto già per la sfida prepasqual­e contro l’Empoli, ma Allegri lo risparmier­à: da decidere se il centrocamp­ista tornerà a Firenze nella semifinale di Coppa Italia contro la Fiorentina il 7 aprile o se sarà rilanciato la settimana successiva nell’andata dei quarti di finale della Champions contro il Monaco. La partita più importante della primavera bianconera.

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