Corriere della Sera

Dovizioso l’artista in pole con la Ducati «Ora il podio, poi...»

«Ho lo stesso ritmo di Marquez». Il rebus Rossi

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

Che notte ieri notte, e che notte rischia di essere questa che arriva. La Rossa è elettrica, bollente, unica, e Andrea Dovizioso la conduce nel deserto con la mano ferma del campione, in armonia pura, come la conoscesse da sempre. La pole position — colta con una manovra da artista nell’ultimo tratto di pista che ha steso Pedrosa e Marquez — significa già molto ma, attenzione, la vera notizia è un’altra, e Dovizioso la annuncia appena sceso di sella: «Ok la pole, ma in qualifica andavamo bene anche nel 2014. No, io sono ancora più contento del passo gara. Ho lo stesso ritmo di Marquez e ormai è da un bel po’ che non combatto coi migliori fino alla fine. Il podio è assolutame­nte possibile, poi chissà…». È, si capisce, un’autocandid­atura alla vittoria, e la cosa bella è che sono parole fondate. Primo perché vengono dal pilota più riflessivo e meno sbruffone della storia. Secondo perché, poco dopo, Marquez le rafforza così: «Andrea va come me. La Ducati è la mia avversaria più pericolosa».

Naturalmen­te non è un miracolo, ma l’incrocio virtuoso La griglia del Gp del Qatar (ore 20, diretta Sky, canale 208, replica alle 22.15) Prima fila 1. Dovizioso (Ita, Ducati) 1’54”113, 2. Pedrosa (Spa, Honda) 1’54”330, 3. Marquez (Spa, Honda) 1’54”437 Seconda fila 4. Iannone (Ita, Ducati) 1’54”521 5. Hernandez (Col, Ducati) 1’54”675 6. Lorenzo (Spa, Yamaha) 1’54”711 Terza fila 7. Smith (Gbr, Yamaha) 1’54”732 8. Rossi (Ita, Yamaha) 1’54”851 9. Petrucci (Ita, Ducati) 1’54”876 di vari fattori: il disegno ingegneris­tico coordinato da Gigi Dall’Igna, al quale Dovizioso ha addirittur­a dedicato il nome di una delle sue due moto, Gigia (l’altra è Azzurra, «in onore di un team molto italiano»); il lavoro al box; lo sfruttamen­to della normativa open; la voglia di rivincita dopo l’era Rossi e, Dovi dixit, «altri due anni di grandi delusioni»; la capacità di guida del poleman e di Iannone, quarto, anche lui in grande forma e con, dice, «un pensiero al podio».

La Desmosedic­i GP15, insomma, è nata bene: ha limato In testa Andrea Dovizioso, 29 anni, in sella alla sua Ducati: alle sue spalle Marquez (Epa) i vecchi difetti e ora curva che è un piacere, ha ammorbidit­o l’antica potenza incontroll­ata senza perdere efficacia, da cavallo da rodeo si è trasformat­a in un purosangue al galoppo. Bella così la Rossa non lo era neanche nei sogni più spinti del suo cavaliere. Il quale oggi ci proverà con lucidità («Marquez ha ragione: sono il suo avversario più pericoloso guar- dando i tempi di ieri, ma gli altri oggi potrebbero crescere») e un filo di curiosità: «La gara è un punto di domanda: è pur sempre la prima della Gp15, tanti dettagli sono ancora da scoprire».

Comunque andrà, un particolar­e resterà a timbrare questa giornata e a fondare il futuro: «È l’emozione di sentire che la moto fa quello che vuoi. Non capita spesso in una carriera, noi l’abbiamo vissuta dopo soli cinque giorni di test».

E, a proposito di punti di domanda, il più grande riguarda Valentino Rossi, indecifrab­ile anche ieri. Nell’ultima prova libera ha sfoderato un passo notevole, ma in qualifica si è arenato all’ottavo posto, terza fila, mentre il socio Lorenzo è in seconda. Se non lo diamo fuori dai giochi, però, non è per ammirazion­e alla memoria, ma perché ci sono pezze d’appoggio serie: «Il ritmo è buono e vado meglio dell’anno scorso quando partii decimo e arrivai secondo». Peccato che allora non c’erano le Ducati: «Un problema: se prima a lottare eravamo in quattro, adesso siamo in sei». E che due siano proprie le Rosse con cui lui non ha mai avuto una briciola di feeling dev’essere proprio dura da mandare giù. Stanotte un po’ di rabbia extra Valentino la pescherà sicurament­e da questo ricordo.

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