Corriere della Sera

Un duello all’ultimo voto per far ripartire l’equitazion­e

La Fise sceglie il presidente, duello tra Orlandi e Di Paola

- Andrea Arzilli

Domani a Ostia si vota per riprendere in mano le briglie della Fise. E già, dopo due anni di commissari­amento (di Gianfranco Ravà, presidente Federcrono­metristi), un burrone nel bilancio e una serie di polemiche molte delle quali finite in tribunale, la cosa può essere definita un trionfo. I candidati sono 5, 6 se Antonella Dallari, l’ultimo presidente eletto, non fosse stata dichiarata ineleggibi­le per una «lettura distorta», dice lei, dello Statuto. Votano 1319 club, una delega per ciascuno e non più 7 come in passato. Il quorum è del 50% in prima chiamata, alla seconda basta il 20%. In corsa ci sono Massimo Arcioni, Amos Cisi, Alessandro Galezzi più i due favoriti: il 77enne Vittorio Orlandi, industrial­e lombardo, medagliato Domani si vota per eleggere presidente e consiglier­i federali Fise Regole 1319 club, una delega per ciascuno. Il quorum è del 50% in prima chiamata, alla seconda basta il 20% Candidati Massimo Arcioni, Amos Cisi, Alessandro Galezzi, Vittorio Orlandi e Marco Di Paola di Monaco ‘72, e Marco Di Paola, 46enne avvocato e imprendito­re rampante nel ramo ultralegge­ri.

Vittorio Orlandi rappresent­a la tradizione, conservato­re se non altro per la lunga storia nella Federazion­e che lui ora vorrebbe «ottimale senza ostacoli», da programma a forma di albero in quanto «simbolo della crescita». Il secondo, più giovane di 30 anni, invece, non esita ad autodefini­rsi «rottamator­e» e cita tre parole magiche per domare il cavallo imbizzarri­to dagli otto milioni di passivo: marchio, sponsor e marketing. È il cavallo 2.0, lo sport gestito con logica aziendale, un po’ l’imprinting che vorrebbe il presidente del Coni Giovanni Malagò.

Il problema reale, infatti, è proprio capire come si può fare oggi a far tornare il cavallo a trottare dopo un’era di commissari­amento dalla gestione «elementare ma non imprendito­riale», dice Di Paola. Che per rimpolpare i 3 milioni di praticanti (circa 110 mila i tesserati) in sole tre mosse promette di invertire il trend che ha visto il cavallo da sempre dipendere dalla biada del Coni: la «spending review» è la prima e propedeuti­ca all’investimen­to nella formazione degli istruttori; la seconda è la riduzione delle tasse sui tesserati; e la terza è lo sfruttamen­to di un marchio «dalle grandi potenziali­tà». Per questo Di Paola ha già un manager di grido nella squadra: Luca Luciani, 47 anni, un figlio (Mattia) azzurro del cavallo e una lunga esperienza ai vertici di Telecom e Tim Brasile e di affari fatti con la serie A e Luna Rossa. Intanto domani si vota: siamo quasi a cavallo. Gli sfidanti Marco Di Paola, 46 anni, e a sinistra, Vittorio Orlandi, 77, una medaglia a Monaco ‘72. Sono i favoriti nella corsa alla presidenza della federazion­e sport equestri

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