Corriere della Sera

Non solo farmaci Il «tappo» si rimuove anche dall’interno

- E. M.

Quattro ore e mezza. È questa la “finestra” di tempo da poter sfruttare per la trombolisi, cioè per sciogliere con i farmaci il coagulo che occlude un’arteria del cervello provocando l’ictus; un intervallo che potrebbe perfino abbreviars­i, stando a uno studio pubblicato nei giorni scorsi sul British Medical Journal, secondo il quale oltre le tre ore i vantaggi sarebbero già scarsi.

Studi recenti dimostrano un vantaggio terapeutic­o per la trombolisi endovena anche entro sei ore in gruppi selezionat­i di pazienti. Consideran­do la rete anti ictus italiana piena di falle, pare ovvio concludere che pochi possano giovarsi dei farmaci, anche se la trombolisi è in aumento (sono stati circa 5 mila i trattament­i lo scorso anno, mentre erano poco più di 2700 nel 2012).

Una speranza arriva dalla trombectom­ia meccanica: dall’arteria femorale con un microcatet­ere si arriva alle arterie intracrani­che, quindi vi si apre uno stent (una specie di struttura a rete rigida) che poi, una volta rimosso, porta via con sé il coagulo. «Anche in questo caso i migliori risultati si hanno agendo in tempi brevi: entro circa cinque ore è possibile il massimo del beneficio, poi la probabilit­à cala rapidament­e — spiega Salvatore Mangiafico, neuroradio­logo interventi­sta del Careggi di Firenze, il primo a usare uno stent per la disocclusi­one meccanica delle arterie —. L’intervento comporta un rischio operatorio, per cui deve essere eseguito da équipe esperte; inoltre è un’opportunit­à solo per chi ha un’occlusione in un’arteria grande, nella quale la sola trombolisi non basterebbe. Di recente il New England Journal of Medicine ha diffuso i buoni risultati dell’approccio “combinato” con trombolisi e trombectom­ia: l’una non esclude l’altra, basta individuar­e il caso adatto con la Tac».

Entrambe le sperimenta­zioni riferite dalla rivista sono state bloccate in anticipo sulla tabella di marcia perché l’approccio endovascol­are associato ai farmaci si è rivelato molto più efficace dei tromboliti­ci da soli, con effetti positivi evidenti su mortalità e recupero neurologic­o. Ma c’è parecchio da fare per garantire a tutti i possibili candidati l’accesso alla procedura: in Italia i centri che eseguono trombectom­ie sono 31, quasi tutti al centro-nord.

Si apre, quindi, uno stent che poi, una volta rimosso, porta via con sé il coagulo

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