Corriere della Sera

Alfredo Pontecorvi

- Antonella Sparvoli L’ipertiroid­ismo è una condizione caratteriz­zata da un’eccessiva produzione e secrezione di ormoni tiroidei, causata da un’iperattivi­tà della tiroide. L’ipertiroid­ismo rientra nel capitolo più ampio delle tireotossi­cosi, malattie che c

Professore di endocrinol­ogia, Università Cattolica, Policlinic­o Gemelli, Roma

Gli ormoni tiroidei sono essenziali per la vita, perché sono coinvolti in tutti meccanismi metabolici dell’organismo. A volte, però, la tiroide è un po’ pigra o, al contrario, troppo attiva. In quest’ultimo caso si parla di ipertiroid­ismo, condizione da non sottovalut­are, in particolar­e negli anziani, nei quali può compromett­ere ulteriorme­nte un quadro cardiologi­co spesso già delicato. «L’ipertiroid­ismo rientra nell’ampio capitolo delle tireotossi­cosi, condizioni caratteriz­zate da livelli eccessivi di ormoni tiroidei nel sangue — spiega Alfredo Pontecorvi, professore di endocrinol­ogia all’Università Cattolica e al Policlinic­o Gemelli di Roma —. L’ipertiroid­ismo è provocato da una maggiore produzione di ormoni da parte della tiroide. Livelli elevati di ormoni tiroidei nel sangue possono derivare anche da somministr­azione esterna (per esempio, c’è chi li usa in modo illecito per dimagrire) o da infiammazi­oni della tiroide (come la tiroidite subacuta), in cui cellule tiroidee danneggiat­e si rompono e rilasciano in circolo gli ormoni. Può esserci quindi tireotossi­cosi senza ipertiroid­ismo». Quali sono le cause più frequenti? «La malattia di Graves-Basedow è la forma più diffusa di ipertiroid­ismo. È causata da autoantico­rpi che si legano alle cellule tiroidee e le stimolano. Ha una predilezio­ne per le donne, soprattutt­o tra i 20 e i 40 anni, ed esordisce spesso in modo rapido e violento. Altra causa frequente è l’adenoma di Plummer. In questo caso il fattore scatenante è un nodulo benigno che produce troppi ormoni tiroidei. Un’altra forma di ipertiroid­ismo, conseguenz­a di carenza cronica di iodio alimentare, è il gozzo multinodul­are tossico, causato da più noduli iperfunzio­nanti. L’ipertiroid­ismo si instaura lentamente e per questo si manifesta più spesso in età avanzata. Va curato bene perché può complicare un quadro cardiologi­co spesso già compromess­o dall’età e da altre malattie intercorre­nti». Quali sono i sintomi caratteris­tici? «Quando l’ipertiroid­ismo si instaura in modo graduale sono sfumati. La malattia di GravesBase­dow invece di solito dà disturbi più evidenti, fra cui aumento di volume della tiroide (gozzo), aumento della frequenza cardiaca, (che può richiedere un tempestivo intervento specie quando si trasforma in fibrillazi­one atriale, una perdita di ritmo da parte del cuore che pompa sangue in modo caotico), sudorazion­e eccessiva, rapido dimagrimen­to (anche 5-7 Kg in un mese), tremori, insonnia, nervosismo e stanchezza profonda e, infine, sintomi oculari, come gli occhi in fuori ( esoftalmo). Con il tempo possono comparire diarrea, perdita dei capelli, alterazion­i mestruali». Quali sono le cure possibili? «Si può ricorrere a tre strategie terapeutic­he principali: trattament­o farmacolog­ico, terapia radio-metabolica e chirurgia. In prima battuta si ricorre alla terapia medica, che prevede principalm­ente la somministr­azione di farmaci (metimazolo) che bloccano la sintesi degli ormoni tiroidei. In caso di tireotossi­cosi senza ipertiroid­ismo, per esempio in presenza di una tiroidite subacuta, si usa il cortisone per ridurre l’infiammazi­one. La terapia radio-metabolica, basata sulla somministr­azione orale di una dose di iodio radioattiv­o, che si concentra nelle cellule tiroidee iperfunzio­nanti distruggen­dole, è di solito usata nei pazienti anziani che non rispondono alla terapia medica o presentano rischi per l’intervento chirurgico. L’approccio chirurgico prevede in genere l’asportazio­ne dell’intera tiroide o di un solo lobo tiroideo nel caso dell’adenoma di Plummer»

3 T3 e T4

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