DOPO CHE SONO STATI ACCERTATI CROLLI VERTEBRALI MULTIPLI COME EVITARE ALTRE FRATTURE?
Ho proprio bisogno di un consiglio. Ho 68 anni, peso 55 Kg e faccio una vita sana, almeno credo. Due mesi fa, a seguito di un forte dolore, che si era già presentato un anno orsono, sono andata dal mio medico curante, che mi ha prescritto i soliti antidolorifici. Ma il dolore non passava affatto, se non stando a letto. Così, il medico ha deciso di farmi fare una radiografia e mi è stato detto che ho «crolli vertebrali multipli», che in una successiva risonanza magnetica si sono rivelati sia recenti sia pregressi.
Ma che cos’è un crollo vertebrale? Debbo pensare che anche il dolore di un anno fa fosse causato da un crollo vertebrale? Sono davvero spaventata. Questo «crollo» è riconducibile all’osteoporosi di cui soffro da anni e che viene curata con calcio e vitamina D? Che cosa dovrò e potrò fare per la mia salute?
La sua richiesta d’ aiuto rispecchia un problema ancora trascurato: quello del percorso di un paziente affetto da una frattura da fragilità, riferibile a una riduzione della quantità del minerale osseo e ad alterazioni della qualità dello stesso, processi noti come osteoporosi.
Dobbiamo cercare di prevenire la prima frattura in un paziente osteoporotico, ma non possiamo certo permetterci di trascurare un fenomeno fratturativo, quale quello in cui lei è incorsa un anno orsono, che aumenta (fino a raddoppiarlo) il rischio di soffrire di un’altra frattura da fragilità.
Oggi esistono farmaci in grado di prevenire sino al 70% le fratture da osteoporosi, farmaci per i quali esiste il rimborso per i pazienti fratturati, ma che, come è accaduto nel suo caso, non vengono prescritti a chi ne avrebbe diritto semplicemente perché la frattura vertebrale non viene diagnosticata e il paziente non è avviato al percorso di prevenzione della «ri-frattura». I farmaci in questione sono nel nostro Paese: alendronato, risedronato, ibandronato, clodronato, zoledronato, raloxifene, bazedoxifene, denosumab, teriparatide. La vitamina D, che lei già utilizza, deve essere somministrata contemporaneamente a questi farmaci, ma non è in grado da sola di prevenire le fratture da fragilità successive.
Questo avviene purtroppo anche nel caso di fratture di femore, che oggi negli ultrasessantacinquenni, ad alta probabilità di osteoporosi , vengono trattate con farmaci specifici solo nel 15 per cento casi.
A causa di queste profonde carenze nella gestione del paziente fratturato è stato lanciato dalla International Osteoporosis Foundation, l’organizzazione internazionale che si occupa di osteoporosi, un progetto chiamato Capture the Fracture” che significa, letteralmente, “Cattura la frattura” . Il progetto intende promuovere il riconoscimento del paziente fratturato per fragilità, permettendo di mettere in campo, per tempo, tutte le misure preventive di cui oggi disponiamo.
Dalle esperienze internazionali appare chiaro come il metodo migliore per “catturare” una frattura sia costruire un “percorso” specifico all’interno dei luoghi in cui la frattura viene diagnosticata; luogo spesso identificabile, per le fratture vertebrali e femorali, con le strutture radiologiche che operano all’interno dei servizi di Pronto soccorso.
Il percorso di cui parlo è stato battezzato «Unità di frattura». L’Unità dovrebbe coinvolgere tutte le parti in gioco: partendo dal paziente, il radiologo, il chirurgo ortopedico, lo specialista in malattie del metabolismo osseo, l’infermiere, il medico di medicina generale. A questo scopo la International Osteoporosis Foundation ha costruito un vero e proprio “kit di istruzioni” che la Fondazione italiana sulla ricerca delle malattie dell’osso (Firmo) distribuirà in lingua italiana per il nostro Paese.
La nascita di Unità di frattura nel nostro Paese renderà possibile, in futuro, evitare che esperienze come le sue si ripetano, permettendo a un sistema sanitario avanzato, come quello italiano, di prevenire fratture non solo dolorose, ma anche estremamente dispendiose, visto che solo i costi diretti delle maggiori fratture da fragilità ammontano, per l’Italia, a un miliardo e mezzo di euro all’anno. E i costi indiretti sono stati stimati ammontare a oltre 10 miliardi di euro. Miliardi che ricadono sulle spalle di tutti noi cittadini.
Con l’invecchiamento della popolazione, questi costi potrebbero lievitare del 10% nel 2025, mentre spendiamo solo il 2% delle medesime cifre in prevenzione. La frattura da fragilità “deve” essere catturata. È essenziale individuare con certezza le cause del dolore prima di intervenire in modo frettoloso con infiltrazioni locali e prima di ricorrere a eventuali interventi chirurgici.
Spiega perché, in un video da domani su Corriere.it, Giovanni Felisati direttore del servizio di otorinolaringoiatria, ospedale San Paolo di Milano.