Lo slancio di Berlusconi. Ma nel partito è caos
L’ex presidente del Consiglio: ripartiamo da Milano, riconquisteremo la città e poi l’Italia Romani: i peggiori di noi in tv. Brunetta: sei inesistente. Fitto: si aprirà una riflessione o l’epurazione?
«Riconquisteremo Palazzo Marino e anche l’Italia». E poi, «da Milano riparte la nostra sfida alla sinistra che cambia faccia ma mai sostanza, come Matteo Renzi sta dimostrando». La voce al telefono di Silvio Berlusconi raggiunge i lavori del convegno — organizzato da Maria Stella Gelmini — che, nel capoluogo lombardo, ha messo attorno allo stesso tavolo una parte significativa dello stato maggiore di Forza Italia. Si parla del voto del 2016 e dell’annunciato ritiro dalla scena del sindaco Giuliano Pisapia. E sembra che l’«operazione Milano» lanciata dall’ex premier possa tamponare per un attimo l’emorragia politica di un partito lacerato al suo interno, e anche in perenne conflitto con alleati vecchi e nuovi.
Ma niente. Mentre Berlusconi parla, dentro Forza Italia è già in corso l’ennesimo «tutti contro tutti». A scatenarlo è l’affondo inatteso di Paolo Romani, che sorprende l’uditorio del Pirellone con un intervento che innesca immediatamente una reazione a catena. «Siamo riconosciuti solo per i litigi», scandisce il capogruppo al Senato. Che, come in un crescendo rossiniano, mette insieme «i peggiori di noi che vanno in televisione solo per dire stupidaggini», le «intransigenze stile Brunetta», «le melasse in salsa neo-democristiana di chi vi sta parlando».
Romani è inarrestabile. «Ritenete che abbia torto o che stia esagerando?», si chiede retoricamente prima di elencare i quattro punti su cui — secondo lui — il partito dovrebbe discutere e prendere una posizione chiara. Dal dialogo sulle riforme al dilemma «rifacciamo la coalizione oppure pensiamo solo a noi stessi?», dalla riorganizzazione del partito ai contenuti. «E non diciamo che tutto va bene perché oggi non va bene nulla», conclude il capogruppo al Senato prima di pronunciare quelle tre parole — «cessione di sovranità» — che sembrano dirette anche ad Arcore.
In sala restano tutti a bocca aperta. «Oggi Romani s’è divertito a fare il rottamatore e ci è riuscito anche bene», è la battuta con cui Giovanni Toti tenta di arginare un caso che, però, era già diventato nazionale. «Romani mi dà dell’intransigente? Lo ringrazio. Sempre meglio che inesistente», è la replica al vetriolo di Brunetta. E tanto basta ai fittiani per incunearsi dentro lo scontro interno ai berlusconiani. Prima con Maurizio Bianconi ( « Finalmente anche Romani s’è accorto dello sfascio»). Poi con Raffaele Fitto in persona: «Dopo Romani si aprirà una riflessione o l’epurazione?».
Berlusconi assiste allo scontro. E probabilmente entrerà nel vivo degli argomenti segnalati da Romani già oggi, quando interverrà telefonicamente a un convegno organizzato a Roma da Antonio Tajani.
E il rebus delle alleanze alla Regionali? Ancora tutt’altro che risolto. «L’accordo con la Lega ancora non c’è. La voglia di raggiungerlo sì, visto che non siamo noi a mettere veti», spiega Toti raccontando che il canale telefonico tra Berlusconi e Matteo Salvini è sempre attivo. Il consigliere dell’ex premier, in un angolo appartato della convention di Confcommercio a Cernobbio, riesce a scambiare due battute con il ministro dell’Interno Angelino Alfano. L’accordo in Campania tra Forza Italia e Nuovo centrodestra sembra più vicino. Sembra.