Corriere della Sera

«Visito i piloti, in troppi sono sotto stress» Lo specialist­a francese che va a caccia delle anomalie tra il personale di bordo «Turni massacrant­i e rotte ripetitive, sognano i grandi viaggi si ritrovano autisti di bus»

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«I piloti sono di solito persone responsabi­li. Non vogliono mettere in pericolo la vita di nessuno. Ma ci può essere qualcuno che tende a nascondere il disagio perché ha il terrore di perdere il posto. Io cerco di scrutare qualche segnale, da una variazione importante di peso alle assenze ripetute dal lavoro. Faccio domande sulla vita famigliare, sui matrimoni, i divorzi».

In montagna Le ricerche, ieri, di altri corpi e della seconda scatola nera

Che succede quando il pilota non supera la sua visita?

«Gli prescrivo dei giorni di riposo e invio subito il provvedime­nto alla compagnia aerea, senza scendere nei particolar­i perché c’è il segreto che lega medico e paziente. La compagnia lo lascia a terra».

Si può fare una differenza tra voli a lungo raggio e le brevi tratte europee?

«Le condizioni di lavoro sono peggiorate per tutti. L’epoca d’oro del comandante che vola a Rio e poi resta quattro giorni in piscina è finita. Ma è ancora più dura per i piloti delle tratte brevi, perché accumulano la tensione di continui decolli e atterraggi. Sognavano di girare il mondo, hanno faticato anni per ottenere il brevetto, e finiscono per fare Lione-Milano o Lione-Birmingham quattro volte al giorno. “Come un autista di bus”, dicono».

Il disagio riguarda tutte le Minuti La durata della discesa «non concordata» e non prevista azionata dal copilota che ha portato l’Airbus A320 a schiantars­i contro le montagne

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