Corriere della Sera

«Matteo rischia nel voto segreto Pronti a sfidarlo in un congresso»

D’Attorre: in caso di urne anticipate ci si confronti prima su leader e linea

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crede?

« Dal punto di vista dello stravolgim­ento del principio di rappresent­anza rischia di essere perfino peggio». La vostra strategia? «Se Matteo Renzi spera di chiudere tutto col voto di oggi, sbaglia. La legge elettorale la approva il Parlamento, non la direzione del Partito democratic­o. Renzi a volte ci regala delle sorprese, spero apra a un confronto». Se vi offre 30 posti? «Se quest’offerta c’è stata, indica una totale incomprens­ione della natura degli interlocut­ori. Sulla necessità di modificare l‘Italicum la condivisio­ne nella minoranza è larghissim­a. Ma non vogliamo spaccature e continuere­mo a lavorare per un accordo serio. Sul merito, non certo sui posti». La sua mediazione? «Dare il via libera a quella proposta frettolosa­mente bollata col termine di conclave. Nessuno vuole un conclave segreto, ma un confronto aperto per definire poche modifiche, che mettano in equilibrio il sistema. Se c’è quest’intesa, con le modifiche introdotte alla Camera la legge potrà essere votata senza alcun cambiament­o al Senato» Il premier non si fida. «Renzi sbaglia a fidarsi di Denis Verdini e dei suoi voti più che di un pezzo fondamenta­le del suo partito. In vari passaggi cruciali gli abbiamo dimostrato che siamo persone serie». Se invece non c’è l’accordo? «Rischiamo di aprire una divisione molto seria nel Pd e di avviarci verso esiti imprevedib­ili in aula». Ci sarà la scissione? «No. E su questo credo che Renzi in direzione debba assumere un impegno. Il voto non è un tabù. Ma poiché storicamen­te dopo l’approvazio­ne della legge elettorale si è sempre andati a elezioni, a Renzi chiedo di garantire che il percorso sia costruito, quando sarà, senza sotterfugi». Chiedete il congresso? «Se si vota nel 2018 il congresso avrà la sua scadenza naturale nel 2017, ma Renzi deve garantire che in caso di anticipo delle elezioni al 2016 ci sia la possibilit­à di una verifica democratic­a interna, per decidere linea politica e leader prima del voto. Se vuole andare alle urne, lo dica per tempo e anticipiam­o il congresso». Chi sarà lo sfidante? «Il congresso ancora non c’è... Ma è la via migliore per ridurre gli spazi a tentazioni scissionis­te. E per consentire di restare nel partito, esprimendo la propria voce, anche a quel mondo largo di sinistra convinto che il Pd stia facendo cose estranee alla sua natura». Come finirà la direzione? «Spero in un’intesa. Se si va in aula senza accordo, al nostro dissenso a viso aperto rischiano di sommarsi, nel segreto dell’urna, maldipanci­a e diffidenze che vedo agitarsi anche nella maggioranz­a renziana» Lei non la vota, vero? «Senza modifiche no. Sarò coerente con l’impegno assunto in Aula. Ora che siamo arrivati al dunque, tutte le ironie sui nostri penultimat­um si dissolvera­nno».

L’offerta dei 30 posti? Se c’è stata, indica una totale incomprens­ione degli interlocut­ori. Noi lavoriamo per un accordo serio sul merito, non certo sui posti

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