Corriere della Sera

«Le primarie per i capilista? Non mi pare una buona idea»

- Daria Gorodisky

«Scegliere i capilista con le primarie? No, non mi sembra una buona idea». Roberto D’Alimonte, politologo della Luiss, ha collaborat­o fin dall’inizio alla stesura dell’Italicum. Ne ha richiamato più volte i difetti, le incongruen­ze, però adesso è piuttosto soddisfatt­o delle modifiche ottenute: «Garantisce in modo netto governabil­ità e rappresent­atività. E la selezione dei candidati avviene in parte con voto bloccato e in parte con le preferenze». Certo, D’Alimonte riconosce che nel sistema elettorale ora passato all’esame della Camera permane una «asimmetria»: il partito vincente avrà oltre metà dei parlamenta­ri eletti con voto di preferenza, mentre i deputati delle opposizion­i saranno prevalente­mente quelli indicati dai partiti. Ma non sarebbero le primarie a risolvere questo squilibrio: Chi è Il politologo Roberto D’Alimonte, 67 anni, dal 2005 dirige il Centro italiano studi elettorali «Se non fossero imposte per legge, magari il Pd le farebbe, mentre gli altri partiti no; quindi l’asimmetria resterebbe. Ma, per renderle obbligator­ie, servirebbe una riforma costituzio­nale. Quindi è meglio evitare. Il sistema non è cattivo. Anzi: con i capilista bloccati i partiti potrebbero presentare personalit­à qualificat­e, donne, giovani, tecnici, che altrimenti, con le preferenze, non entrerebbe­ro in Parlamento. Con le primarie, questo vantaggio sparirebbe». Si tratterebb­e, insomma, di una possibilit­à di compiere «scelte virtuose». Già, ma invece i partiti potrebbero agire in modo opposto, e imporre nomi che non otterrebbe­ro scranni perché, per diversi motivi, non presentabi­li all’elettorato. «Per come vedo utilizzate oggi le preferenze in Italia, non mi sembrano strumento di democrazia — dice il professore — Alle ultime Regionali, in Lombardia soltanto il 14% degli elettori ha espresso preferenze. Il che significa che i consiglier­i sono stati scelti da quel numero esiguo di cittadini. Una quantità così piccola che la scelta degli eletti potrebbe essere influenzat­a anche da organizzaz­ioni criminali». Allora, tanto varrebbe avere liste completame­nte bloccate? «Sarebbe addirittur­a meglio». Infine, D’Alimonte esprime un giudizio generale sulla validità delle primarie che fin qui si sono svolte in Italia: «Sono uno strumento al quale i partiti, oggi deboli, devono ricorrere. Possono essere usate bene e male, ci possono essere abusi. Dovrebbero essere regolate con misure più efficaci, per esempio attraverso l’albo degli elettori, come avviene negli Usa. Ora, non c’è nessun controllo».

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