Dal supplente all’impiegata: i 7 carneadi di M5S
Regionali, chi sono i candidati selezionati via web. Ma c’è chi avrebbe voluto nomi già noti
«Nel 2016 dovremo riconquistare il Comune con un candidato sindaco che sarà la sintesi della nostra storia». Per finire: «Da Milano poi faremo ripartire anche l’Italia, dove siamo la maggioranza vera e naturale».
I sostenitori dell’ipotesi spiegano che le elezioni per il successore di Giuliano Pisapia cadranno subito la fine della sospensione del leader azzurro dopo la sospensione per due anni dai pubblici uffici. Certo, Berlusconi avrebbe ottant’anni. Ma alla scadenza della legislatura, nel 2018, sarebbero sarebbero 82. La candidatura a sindaco potrebbe essere una scintillante e anche generosa conclusione
L’allarme l’ha lanciato Gianroberto Casaleggio un paio di settimane fa, con l’accusa rivolta ai media di «ignorare totalmente la presenza del Movimento» alle Regionali «nonostante — ha detto lo stratega — siamo stati i primi a identificare i candidati». Per i Cinque Stelle si preannuncia una campagna elettorale ostica. I sondaggi in gran parte delle sette Regioni chiamate al voto indicano risultati confortanti (superiori per intenderci al 13% strappato in Emilia Romagna a novembre), ma al tempo stesso ridimensionano le chance di vittoria. Eppure militanti e simpatizzanti sognano di strappare un feudo, sopratutto in quelle aree dove il M5S si è distinto negli ultimi anni.
Proprio per questo, negli ultimi mesi, alcuni di loro hanno invocato la discesa in campo di un nome forte (Luigi Di Maio in Campania) o la creazione di alleanze con segmenti diversi della società civile (Liguria). I candidati — Valeria Ciarambino (in Campania), Alice Salvatore (Liguria), l’esperto di comunicazione Giovanni Maggi (Marche), Giacomo Giannarelli (Toscana), la laureanda in architettura Antonella Laricchia (Puglia), Laura Alunni (Umbria),
Veneto
Jacopo Berti, 31 anni, di Padova, è il candidato 5 Stelle per la poltrona di governatore di cambiamento — continua Salvatore commentando i numeri ventilati che oscillano tra il 16 e il 23% —, perché la Liguria è in disfacimento». I sondaggi? «Utili per pulire il vetro della macchina» per Berti, che non mostra alcun timore dalla sfida con Luca Zaia, Flavio Tosi e Alessandra Moretti: «Se la sfida è difficile, rendo meglio», commenta l’imprenditore che ha una start-up per il commercio online. E lancia le sue proposte per il Veneto: «Con l’abolizione dei vitalizi finanziare il microcredito per le imprese. E lanciare il referendum per l’autonomia della Regione».
Ciarambino invece si dice «felice di doversi confrontare con cariatidi della politica come De Luca e Caldoro», teme l’astensionismo e sottolinea la forte componente femminile della pattuglia Cinque Stelle: «Da noi non esistono le quote rosa: per me sono un’offesa alla donne, rischiano di ghettizzarle. Il nostro metodo le premia. Gli altri, quelli con le quote rosa in Campania mettono le donne in ruoli marginali, io sono la prima candidata governatrice nella storia della Regione».
Il caso Di Maio Nel movimento in molti avrebbero preferito in Campania la candidatura di Di Maio