Corriere della Sera

Caccia al wi-fi nelle vie dell’Avana Revolución è vivere «connessi»

Con i ragazzi che «rubano» Internet davanti agli hotel. Il regime: il web non ci fa paura

- dalla nostra inviata Sara Gandolfi sgandolfi@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’AVANA I ragazzi stanno seduti contro il muro, immersi negli schermi luminosi. Uguali ai coetanei che popolano le città digitali del mondo, all’apparenza. I cybernauti nel cortile del Centro cultural di El Romerillo, quartiere povero della non ricca Avana, non sono però ragazzi come gli altri. E non soltanto perché i loro laptop e cellulari sono di qualche modello fa.

Per accedere al primo e unico hotspot wi-fi gratuito sull’isola dei Castro, messo a disposizio­ne dall’artista Kcho, amico di Fidel, molti si piazzano intorno all’edificio che ospita il prezioso router Adsl nel cuore della notte. «La connession­e è più veloce», spiega Yoznam, 29 anni, online da quattordic­i ore. «Quando non lavoro, sto qui. Internet mi piace da morire, è pieno di notizie». Su un cartello all’entrata è scritta la password: Aquinoseri­ndenadie, qui non si arrende nessuno.

Cuba ha fame. Non più di cibo, come fu negli anni del «periodo speciale» che seguirono il crollo dell’Urss. E neppure di Coca Cola e sneakers americane, un tempo vietate al popolo della Revolución. Ha fame di Internet, al quale ha accesso solo il 5% della popolazion­e (e appena l’1% in banda larga). Colpa, secondo la versione ufficiale, dell’embargo Usa, che finora ha impedito l’importazio­ne della tecnologia necessaria.

Lo Stato stabilisce a chi concedere il privilegio dell’accesso: funzionari, università, giornalist­i e artisti fedeli agli ideali rivoluzion­ari, e 140 sale di navigazion­e pubbliche. Qualcosa, però, sta cambiando. A Cuba si va formando un’avanguardi­a di classe media: lavoratori autonomi – i cuentaprop­istas –o soci di cooperativ­e, che, con la benedizion­e del presidente Raul Castro, hanno creato una costellazi­one di microimpre­se private, specie nella ristorazio­ne. Sono loro e i giovani a soffrire più di altri la fatica di sentirsi desconnect­ados.

Obama ha promesso di sbloccare l’esportazio­ne di alta tecnologia e all’Avana è appena passata una delegazion­e di esperti Usa in telecomuni­cazioni, nell’ambito dei negoziati avviati in dicembre fra i due Paesi. Il boom internetti­ano non sarà per domani, ma se il disgelo prosegue Cuba non avrà più scuse per negarsi alla Rete.

All’incrocio della 19esima strada con M, al Vedado, ci sono lunghe code fuori dal Centro multiservi­zi di Etecsa, l’unico operatore (statale) di telecomuni­cazioni. Giovani, adulti, anziani in attesa, disordinat­amente, del proprio turno. Teresa dai capelli bianchi racconta che è lì per comprare l’ultima offerta: una carta sim con 30 pesos di ricarica; Luis aspetta che si liberi una postazione: «Costa 4,50 Cuc al minuto, una settimana di stipendio in pesos (a Cuba sussistono due valute, che il governo ha annunciato di voler unificare: il Cuc si cambia alla pari col dollaro; il peso vale circa 1/24 di Cuc, ndr) ».

Nel Paese non esiste ancora il 3G per accedere ad internet con i cellulari. Così parte la caccia al wi-fi. All’Hotel Nacional, che ha ospitato il luccicante jet set pre-rivoluzion­ario, hanno chiuso le porte del business center agli esterni. «Era diventato un inferno, si ammassavan­o sui divani», spiega la hostess, alle prese con una manciata di clienti americani, tornati «finalmente» a fare affari. I giovani si sono spostati fuori dall’Habana Libre, telefonino in pugno, a «craccare» i codici dell’hotel. I cubani sono maestri nell’arte del resolver, che permette nella penuria di trovare una soluzione, in quell’area grigia tra legalità e illegalità su cui l’autorità spesso chiude un occhio. Al mercato nero si trova di tutto, perfino la connession­e. L’intellettu­ale Marisela acquista ore di navigazion­e da un amico, che le fa usare la linea dell’azienda per cui lavora, nel cuore della notte. «Non più di un’ora per volta», spiega. «Com’è possibile fare cultura così?». Con un dollaro a settimana, invece, si compra il paquete, una scheda Usb dove sono scaricati film e serie tv appena usciti in Usa. Piratati. E’ l’ennesima contraddiz­ione di un Paese «disconness­o dove però fioriscono i blog, come Cafè fuerte, El blog de Yoandri, oltre alla rivista online della dissidente Yoani Sanchez, 14ymedio. «Cuba ha già realizzato la maggiore rivoluzion­e: insegnare a leggere e scrivere a tutti i suoi cittadini, cioé a pensare con la propria testa. Non esiste più alcun limite dal punto di vista politico o ideologico che impedisca l’accesso ha internet», ha dichiarato Ernesto Rodriguez, del ministero delle Comunicazi­oni, al giornale ufficiale Juventud Rebelde.

La Fabrica de Arte, tra il Vedado e Miramar, è uno dei locali più alla moda dell’Avana. Galleria d’arte, sala da concerti, disco-bar, quasi ogni sera si riempie di giovani in grado di pagare 2 Cuc per l’entrata. «Offriremmo anche il wi-fi, ma l’Adsl che ci ha assegnato lo Stato si blocchereb­be subito», dicono i gestori.

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Reuters) Insieme Giovani cubani al Centro culturale dell’artista Kcho, amico di Fidel Castro, dove è stato aperto il primo punto wi-fi gratuito dell’isola (

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